lunedì 16 maggio 2016

Una finestra sul mondo..

Mentre studio Francese, do un occhio al panorama dalla finestra alle mie spalle e decido che non posso darlo per scontato, non posso commettere questo errore. Mi siedo sul letto a gambe incrociate guardando la finestra completamente aperta, e così vicino da sentir l'arietta entrare e rinfrescarmi le gambe. Resto in silenzio e osservo. Il panorama è mozzafiato. Sono le 22.15 ma il cielo è ancora lievemente luminoso e azzurro. All'orizzonte il profilo delle montagne, sopra le quali il cielo passa da un rosa arancio fino, a strati, andare verso il giallo. Più giù, una parte del lago spunta da sopra il profilo delle case del paesino, e finisce ai piedi delle montagne in lontanaza. E' illuminato dalla luce del tramonto e i suoi contorni rendono ancor più visibile la catena montuosa all'orizzonte. Il profilo delle cime è reso così nitido dal contrasto con la luce del tramonto, che pare quasi che il cielo stesso, carta da parati incollata sulle quinte di questa scena, si sia strappato lasciando uno spazio nero tra il cielo e il lago più sotto. C'è un silenzio magico, un silenzio pieno di dignitià, di essenza. Mi sento un po' come Bastian, con la copertina sulle spalle, in magica riverenza e stupore ad osservare qualcosa che mi sta dicendo molto, ma con un linguaggio che non ha parole, non ha concetti, ma solo silenzio e verità. Sono protagonista e parte integrante di questa scena, non sono separato ma mi fondo e confondo con essa. La felicità sta nelle piccole cose e nei piccoli momenti, la felicità è essere in quiete e sentirsi parte di qualcosa di grande e potente, ma che si muove lento e inesorabile in questa quiete. E felicità è condividere tutto questo e sentirsi uniti da una natura così grande sotto un cielo potente. Ora, finito questo mio piccolo pensiero, richiudo il pc e torno a fondermi col paesaggio, cercando di annullare la distanza tra la natura dentro me e quella al di fuori, visto che sono, in realtà, natura-lmente un tuttuno.

Scherzi da troppo sangue al cervello..

Quante porte ancora da aprire, quanti paesaggii da respirare, quanti panorami inteiori lasciati alle spalle, ma riflessi in nuovi panorami oltre il valico, oltre i picchi più alti che proteggono e racchiudono nuove valli da esplorare. Basta una canzone vecchia per schiudere mondi e per scoprire quanto ora, dopo tante esperienze, dopo tanti altri panorami, quelle vecchie canzoni ridanno le stesse vecchie emozioni, ma ora sempre più comprensibili, più concrete. Ciò che provavo allora è identico a ciò che provo adesso, nulla è cambiato, quasi due decadi son passate, ma lo sappiamo, il tempo non esiste e ciò che conta è che prima o poi il magma fa la sua via, e inizia a diventare forza motrice. Alti, bassi, vertigini in alto così in basso, ma l'importante non è evitare le cadute verso il buio, ciò che importa è risalire tanto quanto si è scesi, li su a pescare aria buona, a vedere il panorama, il nostro panorama dall'alto. Si scenderà di nuovo, perchè è naturale, perchè quella li è la sala macchine, è dove nasce e si accumula il magma, fonte di energia potente come una stella; e alla fine buio e luce, abissi e cieli sconfinati, sono due parti della stessa natura. Gli occhi della tigre ti guardano ovunque tu sia, vedono al buio come alla luce accecante, se ti li seguirai trascenderai, se li seguirai diventerai ciò che sei, strapperai quel velo, quella maschera che porti e sarà solo luce.

venerdì 13 maggio 2016

Pensierino della sera..

Dannate scatole cinesi, dannate linee che ci delimitano gli spazi e soffocano la nostra essenza. Siamo tanto, tanto di più di quanto ci definisce, di quanto ci racconta. Noi stessi ci definiamo, per paura di questa vastità, perchè un oggetto senza contorni non è visibile alla mente. La mente genera confini, scatole e ordina, separa..appunto separa! Ma se poniamo attenzione al più semplice dei gesti, anche il solo muovere una mano...qualcosa di così scontato, di così conosciuto...bene quel movimento avviene grazie a innumerevoli leggi fisiche e chimiche, grazie alla collaborazione di motli organi e strutture fisiche, il tutto comandato dal cervello in accordo con la nostra volontà di fare quel movimento. Una vera e propria sinfonia di eventi. Ora..da dove arriva quel comando che noi mandiamo? Voglio dire..se isolo il momento in cui scelgo di muovere la mano, l'inizio è un pensiero giusto? E il pensiero parte da noi come identità individuale che sceglie per un qualche motivo di dare un comando alla mano. Ma se andiamo ancora oltre con lo zoom, c'è qualcosa che sfugge perchè subito prende il sapore del nostro Io. Bene, giungo così a due conclusioni, una è che oggi ho lavorato troppo e forse è il caso di andare a letto. Due, che oltre la mia identità, oltre il nome che mi è stato dato e tutto ciò che identifica compresa la memoria, il ricordo di me ecc...oltre tutto questo, c'è qualcosa di insapore, di senza nome, identità, esperienza. Già vecchio quando si nasce e ancora infante quando si muore. Quel qualcosa, forse è l'anima, forse una qualche forma di energia, ma di certo va oltre ogni vicenda umana, e da accesso a tutte le nostre vere potenzialità. Io sono quella forma di energia, che passando attraverso il filtro dell'identità si trasforma in Ale e si riduce entro i confini che si sono definiti da esperienze, input sociali e tanto altro. Ora, io energia, io Ale e il mio culo umano ci spostiamo sul lettino a fare le nanne, non prima però di aver droppato questo pensierino serale. Buonanotte a tutte le forme di energia!

"Giunto al termine del giorno, cerco fra le coltre un poco di speranza, peto in abbondanza, non ho più sgomento, lieto mi addormento, ebbro dei miei gas". - Elio

venerdì 29 aprile 2016

Evvia che si riparte!!

Ore 23.15,
Appena finito le mie solite 10 orette di lavoro, trovo finalmente il tempo per ringraziare tutti per gli stupendi auguri di compleanno.
Amici vicini e lontani, vecchi e nuovi, da stupendi paesi nei quali ho sempre lasciato una parte di me e i quali hanno tutti un posto riservato nel mio cuore. Il più bel regalo è stato ricevere questi auguri internazionali, senza confini, da persone speciali, ognuna parte di una qualche avventura e per la quale potrei raccontare qualche storia. Voglio continuare così, trasformare questo mondo in un salotto, e unificarlo per lo meno nella mia mente. Voglio imparare tutte le lingue e le culture che il tempo e le esperienze mi concederanno di imparare, voglio sentirmi cittadino del mondo e coltivare le domande e i dubbi più che le risposte. Voglio imparare più che posso, da chiunque posso cercando di tenere a bada l'ego e la vocina interiore che ti spinge ad accomodarti al trono del tuo castello dorato.
Il tempo vola e non ti aspetta, e anche se a volte ferito e stanco sono ancora vivo, ancora in piedi su questo splendido pianeta.
So che cadrò di nuovo, so che soffrirò e mi perderò in un bicchier d'acqua, so che farò e rifarò gli stessi errori, ma come un toro e con gli occhi della tigre continuerò a provarci, a tornare in piedi e a riprendere il cammino. Siate pazienti con me, come io cercherò di esserlo con voi, siate curiosi di me, come io lo sarò con voi e se davvero ci riusciremo staremo camminando assieme e non saremo mai soli. Grazie dal profondo del cuore di fare parte della mia storia, di darmi la possibilità di raccontare e raccontarvi e darmi lo stimolo di migliorare. Grazie di essere lo specchio che mostra tutto ciò che non vorrei vedere di me quando vorrei solo starmene nella mia zona di comfort. Avanti tutta quindi, continuiamo su questo percorso, annusando l'aria e seguendo l'intuito, percorrendo spirali ascendenti e andando incontro all'ignoto con curiosità e coraggio. Infine Grazie ai miei genitori, visto che è anche la loro festa, che mi supportano e sopportano e che mi hanno regalato questa grande curiosità dandomi sempre miliardi di stimoli e possibilità fin da piccolo.
It's 23:15,
Just finished my 10 hours of work, and i finally find the time to thank everbody for the wonderful birthday wishes. Friends near and far, old and new, from wonderful countries in which i always left some part of me, and that have all a special place in my heart. What a gift receiving these international wishes, with no borders, by special people, each part of some adventure and for which i could tell some stories. I want to continue like this, turn this world into a living room, and unify it at least in my mind. I want to learn as many languages and cultures that time and experiences will allow me to learn. I want to feel citizen of the world and cultivate doubts and questions, rather than answers. I want to learn as much as i can, from anyone i can, trying to hold off my ego and the whispering inner voice that push you to get comfortable at the throne of your golden castle.
Time flies and doesn't wait for you, and even if sometimes wounded and tired i'm still alive and kicking, still standing on this beautiful planet.
I know that i will fall again, i know that i will suffer and that i will drown in a glass of water, i know i will do the same mistakes over and over again, but as a Taurus with the eye of the Tiger i'll keep trying, keep getting back up to continue the journey. Be patient with me, as i will be with you, be curious about me as i am with you, and if indeed we succeed we'll be walking together and we'll never be alone. Thank you from the bottom of my heart to be part of my story, to give me the chance to tell this fable and to push me to improve. Thanks to be the mirror where i can see my real self all the time i would like to just hide in my comfort zone.
Full speed ahead then, let's continue on this path, sniffing the air and following our intuition, spiraling upward and going toward the unknown with curiosity and courage.
Finally then, thanks to my parents - cause a birthday is also a parent's party - who support me and that made me so curious giving me always billion stimuli and opportunities as a child.
GRAZIEGRAZIEGRAZIE!!!

venerdì 5 febbraio 2016

Indicibile fiume..

Entro in biblioteca per fare un pò di ricerca su possibili lavori stagionali, ma commetto un errore. Mi metto le cuffie e butto su il solito disco di Femi Kuti che macino da settimane. Parte un pezzo incalzante, struggente, che rovista e tocca profondo e mi trovo in un altro mondo. Chiudo gli occhi e ondeggio la testa a ritmo, il corpo che vorrebbe letteralmente diventare quel ritmo, gli occhi umidi e il cuore cha va..va in mondi interiori fatti di impressioni, emozioni e flash di ricordi e luoghi fisici. Mi indica una via, chiara, limpida e decisamente la mia..ma non spiega poi come gestire la quotidianità e seguirla anche col corpo. Mi lascio possedere e trasportare dalla musica, da questa emozione che vivo solo io, impronunciabile, e che anche ora che cerco di descriverla perde ogni spinta, ogni senso con queste parole morte, inette a descrivere ciò che provo. Come si fa dico io a impostare una vita, un futuro anche minimo con testa e cuore che non vogliono stare sulla terra..
La verità è che esisto veramente solo in questi momenti densi..perchè io SONO quel fluido, io SONO quelle emozioni..ma non come quelle emozioni che le filosofie orientali descrivono come nuvole passeggere. Questo è il mio nucleo più caldo e pulsante e le emozioni solo del vapore che ogni tanto trova una via d'uscita e arriva in superificie con tutta la sua spinta accumulata. Quel nucleo, questa struggente e potente emotività sono un filo unico che collega tutta la mia esistenza. La ricerca della connessione, della bellezza, della poesia forse.

Apro gli occhi e torno in biblioteca. Per pochi istanti sono stato lontanissimo, ma a casa. Scrivo questo pezzo per fissare e dare una canale a questa marea ma già verso le ultime righe perdo spinta, come scaricato. Mi risveglio sulla riva, naufrago di questa mareggiata e ora bagnato da una placida risacca. Mi alzerò, ri-cercando l'orientamento e ricomponendo la mia idendità, ma in segreto in attesa di una nuova potente e travolgente mareggiata in cui riperdermi e ritrovarmi.

sabato 30 gennaio 2016

Ispirazione spaziale

Scrivo questo post ispirato dalle canzoni di un gruppo Inglese scoperto oggi, i "Public service broadcasting"
Potete sentirne alcune a questi link:



Prendo coscienza di essere sveglio, ma non apro ancora gli occhi. Non ho sentito la sveglia suonare ma sento di aver dormito abbastanza.
Mi sento leggero, nel corpo e ancor più nella mente. Ultimamente mi svegliavo sempre con un peso, i pensieri e la mente dispersi nella galassia del tempo, passato presente e futuro. Forse è l'effetto del secondo giorno di digiuno fruttariano, o forse oggi i pianeti, i miei pianeti, sono allineati. Non ha importanza il motivo, il fatto è che mi sento pieno di energia e buoni propositi. Scendo a far colazione, vedo che è una bella giornata e penso che oggi non posso farmi scappare l'occasione e devo andare a visitare la zona del famoso ponte di Bristol, oltre il quale pare esserci una riserva naturale. Prima però devo passare a comprare un nuovo paio di cuffie per la musica. Torno in un negozio di dischi che ho visto ieri dove ne vendono di vari tipi. Entro e mentre confronto prezzi e modelli una musica mi entra nella coscienza e inizia a lavorare. All'inizio non ci faccio tanto caso, ma qualcosa in me si sta accendendo. Quella fiammella pilota, sempre accesa e pronta a diventare vampata, sta per venire raggiunta da qualcosa. Decido il modello di cuffie, e chiedo informazioni sul disco che sta suonando in diffusione. Mi dicono che è un gruppo Inglese recente che fa pezzi strumentali che accompagnano, nel caso di questo disco, i dialoghi storici e originali della NASA nelle missioni spaziali più famose della storia. Il disco costa 5 sterline, non ci penso due volte, compro disco e cuffie. Sento che devo correre a casa a copiarlo nel lettore e andare a camminare con quello, e mi metto a correre quasi in preda ad una frenesia, una visione che ho paura mi sfugga. Arrivo, lo copio, parte la musica. Tutto è come lo immaginavo. Sento la solita energia, il solito movimento, chiarezza sopra le parti, sopra ogni dubbio e dettaglio quotidiano che ti rende piccolo, sommesso. Riprendo la mia grandezza, come un gas in espansione non trovo limiti e abbraccio tutto. Arrivo sulla statale che passa sopra il fiume Avon e mi fermo li a godere da lontano della vista del famoso ponte. Paesaggio e musica si fondono, pare non possano esistere separati. Come due ingredienti inerti che solo uniti prendono vita. Sento che nonostante i tanti dubbi, i ricordi ancora caldi, anche qui, anche in questo nuovo giro posso inventarmi la mia realtà e farla mia. Mi avvio verso il parco e in pochi passi mi trovo in mezzo alla natura. Cambia la canzone e parte un pezzo dolce, tranquillo, che dopo la sferzata di energia sembra voler andare a sciogliere freddo e amarezze. Mi affiora alla mente un sogno fatto stanotte e in un istante passo dall'espansione all'introspezione, dalla forza alla tenerezza. Quell'energia che prima mi faceva sentire sopra le parti diventa ora una calda coperta sotto la quale versare delle calde lacrime di malinconia, di un calore che mi manca, mi manca un sacco. E' benefico lasciare le emozioni susseguirsi e a volte accavallarsi, senza giudizio, senza sentirsi strani o emotivi. Come nuvole nel cielo che dopo l'acquazzone si fanno da parte e lasciano di nuovo il palco al sole. Come i bambini che sanno passare dal riso al pianto nel tempo di un sospiro, dovremmo anche noi imparare a lasciar fluire le emozioni senza vergognarcene.
Lascio il sentiero principale e mi inoltro nel bosco. Spengo la musica e ascolto il silenzio seduto su una pietra a lato del sentiero. Qui nella natura, tutto è essenziale, non c'è separazione tra luoghi geografici, società, culture. Il silenzio musicale che trovo qui è lo stesso che c'è al parco dello Storga nella mia città, o quello in Uganda in mezzo alla natura, o ancora in Islanda e in qualunque altro posto naturale in cui la colonna sonora sia il solo suono delle nuvole mosse dal vento. Passa della gente e ritorno presente. Inizio a sentire freddo per l'esser stato un po' fermo e decido di tornare. Esco dal bosco e in dieci minuti torno in vista della città e li rifaccio partire la musica. Oggi, come a volte accade, ho ricevuto dei regali e ho cercato di goderne più che ho potuto, impregnando così questa città e questi luoghi della mia energia, delle mie emozioni. Non ha davvero una gran importanza che lavoro troverò, se lo troverò e se alla fine ripartirò presto e il tempo speso qui sarà appena sufficiente a lasciare la mia impronta. Qualsiasi tempo e luogo vissuto in contatto con le proprie verità, con la propria anima, lascia il segno e diventa esperienza viva.

Torno all'ostello, alla mia casa e la mia famiglia rigenerato, pieno di voglia di trasmettere questa speranza, rimettere in gioco quest'energia e vedere curioso cosa produrrà.

domenica 24 gennaio 2016

Minestrone di passato, presente e futuro..

Sono appena entrato alla central library, la biblioteca che serve questa zona di Bristol, a 5 minuti dall'ostello. Arrivo da una breve passeggiata apparentemente corta e banale attraverso persone, macchine, edifici e strade. Banale all'occhio esterno ma piccolo viaggio al mio interno, nel lasciar volare le emozioni seguendo dei pezzi di “Femi Kuti” figlio del mitico “Fela Kuti”. In particolare canzoni come “Survival” e “Frustrations”, musica che mi porta lontano, mi sintonizza col mio nucleo, e all'istante rende assurdo il mio essere qui in questo ordine formale e fatto di persone che si fanno piccole piccole per entrare ognuna nel suo quadratino assegnatole. Mentre cammino volo in un luogo non fisico che non è Uganda, non è Italia, non è Islanda..non è da nessuna parte e allo stesso tempo è in tutti i luoghi in cui sono stato e che ho dipinto con questi colori, con questo fluido denso. E' la camera di combustione di un vulcano sempre attivo sotto l'aspetto di uno dormiente, formalizzato e inserito in questo mondo. La canzone che ascolto è come un diapason, come un “la” che fa risuonare e manda in risonanza qualcosa di sempre presente, che cerco sempre di razionalizzare ma che forse ha poco senso farlo. Come una valanga che è li, ad aspettare quell'eco, quel richiamo che si espande e fa rompere l'ultima resistenza che la trattiene. Sono il rebus di sempre, anzi ogni giorno di più, ogni esperienza più in carne viva, più aperto quel canale e più potente la valanga. Piedi per terra, e testa e cuore a rincorrersi nei cieli del mondo, nei cieli delle possibilità, delle dimensioni e degli universi dentro e fuori di me. Poi una volta scaricata la pressione, scesa la valanga tutto torna tranquillo, una specie di pacifica apatia, anti-camera di una nuova esplosione. Siamo oscillazione, siamo cicli, vibrazione, energia pura. Siamo vita e morte, apertura e chiusura, siamo ordine e caos. Siamo questo è infinitamente di più, e contenerci e definirci ci ammazza e taglia fuori connessioni vitali, ossigeno per l'anima che inizia a morire.
Torno alla realtà e mi guardo intorno. Vedo ognuno perso nel suo pc, nella sua pagina internet intenti a cercare...ma non tanto per “trovare”, piuttosto per “cercare di non pensare” ecco la verità. L'ennesima distrazione per stare lontani da quella potenza che abbiamo. Ammutolire la nostra voce interiore per evitare che la sua eco scateni la valanga.

Questa introduzione non era per nulla prevista, ma mi ha supplicato di essere scritta, ha chiesto che le dessi voce e di essere protagonista e diapason di questo primo post Inglese.
Sono qua da una settimana giusta e come sempre mi pare un secolo. In questi giorni mi son dato da fare per fare mio questo posto e sentirlo famigliare. Mi sono iscritto ad una palestra in cui c'è sauna bagno turco e piscina. Ho frequentato il gruppo di Capoeira Angola e da entrambe la parti ho già stretto dei rapporti che mi fanno sentire un po' a casa. Da questo punto di vista sono soddisfatto, era il mio obiettivo di mettermi alla prova in un posto nuovo e avere a breve attività e amici che me ne facessero sentire parte. Dall'altro però ho attraversato delle piccole grandi tempeste interiori, dei terribili rigurgiti di passato prossimo e remoto che hanno proiettato ombre scure e tanti dubbi e domande scottanti.

Una settimana fa a quest'ora ero in viaggio verso Bristol, in macchina con Robert un ex viaggiatore vagabondo con un esperienza di autostoppista di tutto rispetto. Appena mi ha visto non credeva ai suoi occhi. Era davvero tanto che non vedeva più qualcuno fare l'auto-stop e non ci ha pensato due volte per decidere di fermarsi. Arrivavo così a Bristol dopo due belle ore di chiacchiere, dopo la soddisfazione di aver iniziato col piede giusto, a modo mio, fuori dagli schemi e in contatto con la gente, che è il cuore di ogni luogo. La sera all'ostello scrivevo un primo post che non ho mai pubblicato perchè nei giorni successivi ero entrato in quella bufera interiore che rendeva tutto ciò che avevo scritto così anacronistico, così incoerente. Vorrei riportarlo ora però, perchè credo molto nella spontaneità della scrittura che deve catturare il momento, e che quando passa diventa più una cronostoria che un canale vero e proprio.

Ecco cosa scrivevo quella sera e il giorno dopo camminando per la città..

Domenica 17 Gennaio ore 22:00
Mi siedo a scrivere un po' ai tavolini della zona comune dell'ostello. Poco fa ho chiacchierato con la “famiglia” di viaggiatori, di cui la maggior parte spagnoli che vivono qui nell'ostello. Dico “vivono” non a caso visto che alcuni sono qua da 2, 3 6 mesi fino addirittura un anno. Non riesco neppure a immaginare di stare in un ostello così a lungo. Il mio record massimo è stato l'anno scorso a Oxford standoci quasi 3 settimane e cambiando dormitorio almeno due o tre volte la settimana, e già così è stato abbastanza. Sono tornato da poco da un ottima cenetta in un ristorante Indiano a due passi dall'ostello. Prima di cena mi ero fiondato in una spa qui a quattrocento metri che ho scovato dopo quasi un ora di ricerche su internet e dopo aver scartato almeno dieci posti trovati per via dell'orario di chiusura, la distanza e il prezzo. Con un colpo di fortuna trovo un centro benessere vicinissimo e con un prezzo davvero ottimo, solo sette sterline e cinquanta con l'accesso alla palestra, la piscina con a fianco vasca idromassaggio, sauna e bagno turco!! Non chiedo di meglio per iniziare bene la mia storia in questa città, e non c'è di meglio per conoscere locali e sentirsi già un po' inserito. Entro subito in sauna e come sempre si apre un portale magico e pare di conoscersi tutti da molto. Ho ricordi di tutte le saune degli ultimi quattro anni tra Europa, Centro America e Africa. Saune in Islanda, Svizzera, Germania, Guatemala, Uganda non importa in che paese, appena si chiude la porta nasce una specie di intesa, di curiosità di conoscersi. Stasera è successo lo stesso, quando dopo aver rotto il ghiaccio (..cosa abbastanza automatica in sauna..), si è iniziato a chiacchierare, scherzare che quasi pareva un mercato. C'erano una coppia del Malawi che vive da molti anni in Inghilterra, un Inglese di colore, una Tailandese e una ragazza Inglese...ed ovviamente io che ero arrivato da sole tre ore ma che in quel contesto mi pareva di essere qui da almeno una settimana.
Questo nuovo viaggio è iniziato con una forza formidabile. Tornando per un istante nei sedili dell'aereo per Londra, questo è il fluido denso delle mie emozioni, che quasi in trance riportavo rapidamente sulle note del cellulare per non perderle..

“L'aereo sta già rullando, tra poco i motori inizieranno ad urlare ed in un preciso istante avverrà la magia; le ruote sulle quali ora poggia tutto, all'improvviso si troveranno a girare nel vuoto quando le ali saranno pronte, e il sogno di volare diventerà ancora una volta realtà. Con questa immagine in testa, eccomi qua, di nuovo solo, verso una nuova avventura e nuovi orizzonti, anch'io pronto a staccare le mie ruote interiori e seguire quel sogno di “volare” che ogni essere umano ha. Quella pazza rincorsa in un gesto atletico al limite, focalizzato, in attesa di sentirsi portare dall'aria, dalla vita. Ascolto dei pezzi dei Perfect Circle, canzoni cariche che muovono energie e visioni.
Una volta questi moti erano un po' a fondo perduto, a vuoto, mandando il motore ai massimi giri senza carico, senza trasformare quell'immensa forza motrice in movimento, in trazione. Ora però col tempo sento che sono sempre più allineato, sento che è sempre meno uno spreco e che quella potenza può diventare energia cinetica, può diventare spinta. Ecco che mille sbagli, mille esperienze, mille sprechi, mille strade giuste o meno hanno insegnato a scartare il superfluo, fanno perdere la zavorra e maturare quel rapporto tra motore e ruote. Crescere, maturare, e forse invecchiare dovrebbero essere così..un lento ma graduale e cosciente trasferimento della potenza dalle “ruote” alle “ali”, dalla forza fisica a quella interiore. Spostando il punto di appoggio dal corpo all'anima, proprio come l'aereo vola grazie alla collaborazione tra le ruote e le ali. Sto per entrare nell'ignoto, e come sempre vedo la partenza come un imbuto. Non c'è altra via e passarci attraverso e un po' come morire, ridursi al minimo..si passa solo con l'essenziale. E l'essenziale è la nostra parte più intima, più vera e forse insapore, vergine, pura coscienza. Chi siamo senza i nostri limiti? Chi siamo senza i nostri punti di forza? Chi siamo senza le cose che non ci piacciono ma che per assurdo ce le teniamo così strette perchè ci danno sicurezza? Siamo un cuore che batte, siamo un cervello fresco, ricettivo, siamo possibilità infinite, siamo coscienza in movimento, siamo l'aria stessa che ci sorregge e nella quale voliamo. Ho sempre sofferto molto questa transizione, ancorato ai miei sapori, i miei umori. Ho anche sempre sognato di saper vivere diversamente questo cambio di sintonia. Ora che, forse, sta accadendo non mi pare vero, sono sopraffatto dall'emozione e tutto mi sembra più facile, possibile. So che avrò momenti duri, pazienza, questo intanto è un buon inizio. Questo mese a casa è stato bello, duro, profondo, importante, ennesimo esame e test. Fisiologica chiusura dopo l'espansione in Africa. Apertura e chiusura, esercizio e riposo. Ora come una molla ricaricata, al punto di massima compressione, faccio scattare il meccanismo e, inarrestabile, tutta l'energia diventa propulsione.”

Lunedì 18 Gennaio
Esco dall'ostello e cammino per la città. Sposto l'attenzione sulla mia antenna. Vivo a "denti stretti tra cielo e terra" come dice una bella canzone dei Dahmm.
So di essere ancora in quella terra di nessuno in cui tutto è nuovo, e in questa landa aperta vedo nuvole nere all'orizzonte. Le conosco, sono le mie solite tempeste, vecchie compagne..e so che presto dovrò affrontarle, la mareggiata mi travolgerà e di nuovo morirò e rinascerò. Mi spaventa un po', ma so che per raggiungere le vette più alte bisogna saper esplorare gli abissi più profondi. Come un Guerriero sfioro la mia spada, svuoto la mente e con lo sguardo fiero scruto l'orizzonte.

Ed ora torno al presente, alla Central Library. Riprendo il filo e mi preparo ad uscire, a tornare alla realtà fatta di incontri, momenti, esami e speranze. Sto iniziando a gustare questa convivenza in ostello e a guardare con curiosità il via di vite e destini che c'è qui, ma questa è un'altra storia e ne parlerò in un altro momento.