Il
sole è quasi a picco, e il paesaggio risplende di incredibili colori
e contrasti resi così intensi da quella luce forte come un laser.
Nuvole bianchissime incollate come adesivi su un cielo blu intenso e
tutto attorno spazio aperto a perdita d'occhio. Ed io, mentre mi godo
tutto questo, pedalo.
Sono
da poco entrato in Tanzania dal Kenya, e mi trovo su una statale
nuova di zecca che va fino a Dar es Salaam. Come spesso negli ultimi
giorni, penso quasi incredulo: “Mio Dio l'ho fatto davvero, sto
viaggiando in Africa in bicicletta!!”. Incontro villaggi e donne vestite di meravigliosi colori che sembrano tutt'uno con il paesaggio
circostante e intanto ripenso a come è nata quest'idea folle.
Qualche
mese prima ero a Londra a trovare un amico. In quel periodo
pianificavo il mio ritorno in Uganda. L'idea era stare qualche tempo
a Kampala, la capitale, per imparare la lingua locale e passare del
tempo con un caro amico e fratello Ugandese. Tuttavia giusto in quei
giorni mi scriveva dicendomi che per lavoro era andato a vivere in
Sud Africa e non sarebbe tornato per almeno dieci mesi.
Il
mio piano era fallito in partenza. Ci tenevo molto a incontrarlo e
lui mi esortava a raggiungerlo, ma il Sud Africa non mi attirava
molto, così diverso dall'Africa nera e la sua cultura più vera,
povera e scarna.
Dovevo
pensare a qualcos'altro.
Ricordo
quei momenti di sconforto, dove il mio piano in frantumi mi metteva
di fronte alla solita insostenibile pagina bianca. Quel vuoto
vibrante e pronto a cogliere qualsiasi idea nuova, qualsiasi guizzo
di vitalità senza contorni precisi, ma potente abbastanza da
determinarli strada facendo.
Il
mantra era.. “come conciliare l'andare in Sud Africa a trovare il
mio amico, e allo stesso tempo vivere l'Africa più nera??”
Sentivo
distintamente la paura dell'ignoto, ma decisi di corteggiarlo. Non
l'avessi fatto, avrei chiuso quella porta accucciandomi in qualche
angolo tiepido della mia mente.
Feci
dunque il salto.
Nell'istante
in cui varcavo la soglia una ventata di follia, quella buona, mi
spettinava i capelli, e mentre ripetevo il mantra la risposta
arrivava in un lampo, una visione folgorante..
“Attraverserò
l'Africa in bici partendo dal Kenya e vivendo le realtà più vere e
locali...!!!”
Lo
stomaco si chiudeva, la mente iniziava a fantasticare e una frizzante
energia corroborava il corpo facendomi sentir vivo.
In
un lampo ritorno al presente, alla mia bici e a questo paesaggio
Africano. Mi trovo di fronte ad un bivio che non avevo calcolato.
Continuare sull'asfalto, o scegliere la “statale” costiera, tutta
sterrata per centottanta chilometri fino a Dar? So già quale
sceglierò e perché..
In
un viaggio così ogni istante, ogni più minima decisione echeggia di
quella libertà di sbagliare, di osare. Ogni scelta nasce nell'ignoto
e nell'ignoto si rituffa, trascinandoti in fondo alla tana del
Bianconiglio, fuori dalla tua zona di comfort.
L'Africa, un luogo dove popolo e natura si fondono e confondono e dove ritrovare il battito primordiale, rompere le catene della nostra ossessiva ricerca di certezze.
L'Africa
che con grande ironia, ha poi deciso di sconvolgere nuovamente I miei
piani, quando vicino a Dar es Salaam sono stato derubato perdendo nel
furto passaporto e carta di credito, facendo così finire il mio
viaggio. Un ulteriore salto fuori dalla zona di comfort, un trauma
vedere la realtà per quella che è, ma anche una lezione importante.
Fallito
la missione? Tutt'altro!! Grande la soddisfazione nel sapere di aver
vissuto qualcosa di vero, di aver saputo rischiare, libero di osare,
libero di sbagliare.