venerdì 17 giugno 2016

Sempre io, me medesimo!!

"Il vento sta cambiando e il sole splende, c'è chi lotta e chi si arrende, c'è chi dice cose nuove, c'è chi è morto e non lo sa"

Così grida il ritornello di "Fuori controllo" dei Negrita che ascolto mentre fuori dal finestrino scorre il paesaggio verde della periferia di Lancaster. Ho lasciato Lake District verso le 13 accompagnato da un amico in macchina e ora da Lancaster ho preso un bus che mi porterà a Londra. La mia destinazione oggi è Cambridge, sperando di beccare la stretta coincidenza a Londra. Vado a trovare un caro amico prima di tornare a Londra ospitato da un altro caro amico in attesa del volo per l'Italia lunedì 20. Ispirato dalla solita amica onda del cambiamento, delle emozioni accumulate mi metto a riversare nero su bianco questo momento, nonostante il mio computer sia del tutto scarico e debba scrivere questo testo dal cellulare. Come sempre gli ultimi giorni, l'ultimo periodo vola e diventa un onda che si carica, monta e si fa tsunami che cerco di surfare per sfruttare la sua potenza e farmi portare lontano. Cinque mesi fa partivo pieno di entusiasmo, carico dall'esperienza Africana e pronto ad affrontare l'ignoto nel quale mi tuffavo. Bene questo ignoto è stato come sempre uno specchio, un riflesso delle mie paure e limiti, e in  parte, in certi momenti mi ha rotto in pezzi. Ma quale migliore occasione di ricostruirsi in meglio è quella di rompersi? Dopo Bristol ho giocato la carta di Lake District, e si è rivelata una carta vincente. Non solo per la meraviglia che quel posto è, ma anche per l'aver trovato un lavoro e quindi la possibilità di mettersi in gioco, di  rompersi e ricostruirsi. Iniziare ogni volta un nuovo lavoro, nuove regole, nuovi colleghi e sempre la vecchia compagna insicurezza, inadeguatezza che punge. Il tutto sopra un terreno instabile, ferite ancora dolenti e il solito potente esistenzialismo che pone domande scottanti. Ma questi in realtà sono solo gli ingredienti di una pozione magica, e noi siamo il pentolone dentro al quale bolle tutto quello che viviamo. Quando infatti si dice: "Cosa bolle in pentola?" È a questo che ci si riferisce..cosa ti bolle dentro.. cosa ti si muove nel profondo..? In questi due mesi qui ho fatto due lavori, qualcosa che mai avrei immaginato di arrivare a fare. Il primo lavoro era quello all'Hotel in qualità principalmente di barman e già qui spesso facevo turni di 10 ore. Il secondo lavoro era sempre come barman in un tapas bar spagnolo, come part time nei giorni off che avevo dall'Hotel. Risultato, spesso non avevo nemmeno un giorno libero e vedevo un "riposo" nei giorni di lavoro al bar. C'è da dire però che intanto al bar lavoravo dalle 18 all'una e quindi avevo tutto il pomeriggio per rilassarmi (o spesso allenarmi), e poi che 7 ore e mezza al bar mi davano una carica enorme invece che stancarmi. Si perché se all'Hotel la mia natura veniva un pò mortificata e messa in riga, al bar mi sentivo libero di essere me stesso, di dare il meglio di me soprattutto nelle relazioni con la gente. Nonostante tutto infatti resto di base sempre lo stesso estroso, distratto, ispirato, pensieroso bambino con il cuore di un artista senz'arte. Certo tante esperienze, lavori e situazioni mi hanno insegnato la produttività, il rigore, l'ordine. Ma questo non è certo ciò in cui eccello, non mi viene naturale e non lascia fluire la mia energia, e mi costa e sottrae forza e ossigeno dietro quella maschera che mi si fa indossare. Un ribelle resta comunque sempre un ribelle, e un ribelle è un sognatore che non smette mai di immaginare le cose in maniera differente, unica, personale. La canzone dei Negrita continua "Appeso ad un filo di lana, col cuore che chiama, comincio da me", mamma che energia sto pezzo..rock and roll, una pietra rotolante..
Tornando all'Hotel, tutto sommato alla fine questo mio essere spumeggiante, vitale ed empatico, ha riscosso un certo successo tra gli ospiti dell'hotel più critici, che in più di un occasione mi hanno menzionato su TripAdvisor tra le poche cose positive di un hotel potenzialmente favoloso ma decadente e tutto da sistemare. Soddisfazione mia alle stelle ovviamente e mezza pernacchia a tutti i rimproveri del mio manager per le mie piccole distrazioni e imperfezioni. Alla fine però, nonostante gli scontri - si perché per fortuna o purtroppo non sono uno che si morde la lingua - tutti sperano che torni presto ad animare la situazione. Ma torniamo al presente. Partire questa volta è stato facile, nonostante alcuni legami forti che si sono creati. Con David infatti è nata una forte fratellanza. Lui poi e una persona meravigliosa, un amico vero e al quale potrei dare in mano ciò a me di più caro. Parto cosciente di quello che ho attraversato i questi lunghi cinque mesi e di come mi sono conquistato l'esperienza a Lake District, dove ora ho due lavori sicuri quando dovessi tornare. Quando sono partito da Treviso sapevo esattamente che volevo una conclusione come questa, la visione c'era, ciò che mancava del tutto era il come ci sarei arrivato, attraverso quali sfide, inferni e prove. Ecco appunto, parlando di prove sono appunto in vista della prossima che è anche il motivo per cui sto lasciando Lake District. Curiosi?? Ebbene dopo mesi in cui a Bristol cercavo soluzioni per uscire da quella stasi, e dopo centinaia di cv inviati trovavo un accordo per un lavoro come manager di un piccolo bar all'interno di un campeggio in Corsica per i mesi di Luglio e Agosto. La nuova sfida di gestire un bar, la sfida della lingua e di imparare il Francese nonché il luogo e la bellezza dell'isola, mi ripagano della fatica fatta per trovarlo e rendono il periodo qui a Lake District quasi un "allenamento" per quello che sta per iniziare. Passerò a casa dieci giorni tra famiglia e amici e già il 30 partirò in macchina verso Livorno per il traghetto. Torno effervescente, carico come una molla e curioso di vedere cosa mi riserva questa nuova avventura, che di sicuro mi stupirà e prenderà alla sprovvista, mi spezzerà com'è giusto che sia d'altronde per essere una vera avventura e per far crescere e migliorare.
Vedo riflessi del vecchio Ale che emergono dalla nebbia del tempo e si fondono col nuovo Ale, sempre in movimento, sempre di corsa alla ricerca del centro, sempre punto e a capo e ricominciando dalle basi e spalancano la porta alle domande più scomode. Sempre "Seeking",  esperto di auto-speleologia interiore, intento a raschiare via la terra da reperti archeologici interiori testimoni di verità stabili e centrali, essenziali. Un respiro profondo, uno sguardo all'orizzonte la dove si forma L'onda, e via.. 

sabato 4 giugno 2016

Flashback...uno sguardo alla mia Bristol..

Mi rendo conto che ultimamente ho dedicato ben poco tempo al blog e che ultimi post sono usciti così spontaneamente da non esser inseriti in un contesto logico, per chi non è del tutto aggiornato con gli eventi recenti e presenti.
E' stato un periodo complesso, nel quale la priorità era solo mantenere l'equilibrio più che raccontare. Posto quindi finalmente un vecchio scritto iniziato la notte della mia partenza da Bristol per venire qui a Lake District. Un post iniziato nell'emozione di un forte cambio, e nella memoria di un periodo denso, ma mai più pubblicato, poiché una volta qui mi sono trovato ad affrontare un nuovo cambio di equilibrio in un terreno interiore già molto dissestato.
Ecco a voi quel post e il suo contenuto emotivo e "storico" di quel denso periodo.


Ore 3:15, stazione dei treni di Newport a soli 20 min da Bristol.

Ho lasciato Bristol circa un ora e mezza fa e ora sono in attesa del treno verso Manchester delle 4:52. La stazione è piccola e disabitata ma almeno semi chiusa e protetta dal freddo e dalla pioggerellina che ora scende. Cerco di fare mente locale e riprendere il filo di questo periodo e penso al mio ultimo scritto pubblicato in questo blog. Si è proprio tanto che non scrivo in questo spazio, e in realtà è tanto che non scrivo anche solo per me. Sono successe tante cose, anche se gran parte di queste più nella mia testa che realmente. Mi fermo dallo scrivere e faccio partire una traccia, di nuovo Femi Kuti, dopo più di un mese che non lo ascoltavo. Neanche a dirlo mi proietta immagini e sensazioni già incise nella memoria del mio primo periodo a Bristol, quella ben nota sensazione di distacco da ciò che si conosce. Quell'annusare l'aria e trovare tutto nuovo ma allo stesso tempo grilletto per emozioni precedenti. Passo animale, piedi a terra, denti stretti e sguardo al cielo, che ovunque è sempre lo stesso.
Ed ora questa canzone, mentre proietta quegli istanti, marchia a fuoco gli istanti di questo nuovo inizio. Ricominciare, resettare, è il mio tarlo, il mio strumento per metabolizzare e far ripartire la giostra sfruttando l'energia cinetica appena accumulata. Energia che in questo stadio è sempre neutra poiché filtrata dal tempo e dalla coscienza e depurata dal contenuto emotivo, sia che che giunga da un periodo stupendo o da un periodo duro. Gli ultimi giorni ho letteralmente fatto pace con Bristol e, di comune accordo, abbiamo deciso di lasciarci alcuni bei ricordi a vicenda. Questo periodo così intenso è già parte della mia storia, come ogni istante quando venga vissuto profondamente sulla pelle e nell'anima. Negli ultimi giorni forse per la decisione di partire a breve, forse perché i pianeti si sono allineati ho vissuto tutto con piacere e naturalezza, e ogni sguardo, ogni momento e incontro mi hanno nutrito.
E incredibile ma vero, sull'onda di questa leggerezza sono persino riuscito a infilarmi in una jam session e tornare batterista per una serata, suonando quattro pezzi funk improvvisati, con grande soddisfazione mia e pure dei colleghi musicisti e del pubblico.
Ma facciamo un piccolo salto indietro a spiegare il perché di questo lungo silenzio radio e in che punto si fosse incrinato il mio rapporto con Bristol. Già dal mio arrivo qui la mia missione era chiara e si trattava di cercare di inserirsi nel più breve tempo possibile. Se dal punto di vista umano e relazionale so di avere una certa facilità e che molto dipende da me, dal punto di vista professionale dipendi invece dall'ambiente sociale, dalle fluttuazioni e gli umori della città. E infatti così è stato, complice anche l'arrivo nel periodo peggiore dell'anno. Gennaio e Febbraio, nonché in parte anche Marzo tutto era spento e saturo. Come nella strettoia all'uscita di un imbuto, un fiume di nuove leve si accalcava per cercare un lavoro, saturando del tutto il sistema e rendendolo letargico. Ad ogni zona che battevo con curriculum alla mano e sorriso a 36 denti erano già passate altre 4, 5 o 6 altre arcate dentarie in esposizione, sventolando speranzosi i propri profili professionali. Per un lungo periodo tutto si era ridotto ad un giornaliero “come ti descrivi in tre parole”, o “quali sono i tuoi tre principali pregi e difetti”, qualcosa che di solito riesco a sopportare solo se a ragionevoli dosi, ma che in queste quantità mi stavano lentamente facendo nascere istinti omicidi nello stile del film “Un giorno di ordinaria follia”. Applicazioni di lavoro online, sorrisoni di persona, troppi “per ora non abbiamo bisogno, ma ci lasci pure il suo curriculum” e tanta frustrazione che iniziava a diventare alienazione. Un vero e proprio lavoro quello del “cercare lavoro”, di certo più stressante e per nulla remunerante. Nel frattempo vecchie e nuove ferite si rifacevano sentire, riaperte dal quel freddo, non solo climatico, che sente una personalità multidimensionale e cangiante quando deve ridursi all'osso per entrare in una piccola-piccola definizione e professione. A portare poi il tutto a livello quasi masochistico c'era quella promessa, quello sguardo del Guerriero che mi teneva d'occhio e mi ricordava la missione e quanto importante fosse in questo momento di profondi cambi. E poi, carceriere di me stesso non mi davo tregua e mi giudicavo aspramente per ogni volta nella vita dove avevo barattato la ricerca “professionale” con la licenza di sognare e di aspettare l'onda giusta. Quel sognare di un mondo che sappia dare valore all'originalità, al proprio modo e tempo di maturare e trovare le vie più vere e vicine all'anima. Un mondo che sappia aspettare quanto serva, speranzoso che ciò che poi finalmente verrebbe disotterrato è un vero diamante e non un surrogato in plastica costruito in fretta e furia in catena di montaggio solo per non stare a mani vuote.
Quando il contatore iniziava a segnare un centinaio di curriculum, e il calendario circa fine Febbraio, ho capito che era il momento di tentare la carta del lavoro stagionale, quello che ha alimentato gli ultimi anni di viaggi ed esperienze. Testa bassa, ricerche intense e altro giro di invii, questa volta a centinaia e in ogni dove. In breve tempo anche questo ha iniziato a rivelarsi un terreno arido, soprattutto se confrontato con i 10 minuti spesi per trovare lavoro l'anno precedente. Certo forse quello era stato un caso, ma qui siamo agli antipodi. Iniziavo a sospettare che ci fosse qualcosa di scala astronomica, un qualche allineamento planetario che impediva alle cose di sbloccarsi. Ben intenso che questa situazione non era solo per me, in quell'imbuto eravamo in tanti accalcati e ormai bloccati a metà senza poter andare avanti ne indietro. Beh a dire il vero andare indietro avrei potuto, con gli strumenti di viaggio sperimentati in tanti anni, come helpx (lavoro alla pari) o addirittura una interessante comune che si trova a poche miglia da Bristol. Ciò però significherebbe perdere la libertà di viaggiare e potermi spostare seguendo nuovi percorsi che ho iniziato a tracciare in Africa, e questo è davvero la cosa più importante ora.
Inoltre ero ormai in quel vortice e non potevo credere che davvero non si smuovesse nulla. Tuttavia a darmi stabilità nonostante questo periodo erano le mie routine di palestra, sauna, corsa e attività varie. Nel frattempo in sottofondo a tutto questo scorreva la vita di ostello, in una versione davvero mai vissuta prima.
Si perchè seppur di sottofondo inizio a capire ora che è in realtà stata il centro di questo periodo ed esperienza. Si scrive ostello ma si pronuncia famiglia, perchè di ostello vero ha ben poco e grazie al fatto che la maggior parte degli ospiti sono di lungo termine pare proprio una casa quasi normale e un grande, allargato gruppo di amici. A differenza infatti degli ostelli turistici questo è quasi solo meta di chi si sposta a Bristol per cercare un lavoro, che sia per un breve o lungo periodo. I motivi principali a parte la posizione centrale sono i costi davvero favorevoli se si prenota un lungo periodo per esempio di due settimane o un mese. Inoltre la possibilità di ricevere il rimborso dei giorni non sfruttati qualora si trovasse un appartamento o si lasciasse la città. Come già raccontavo in un post scritto i primi giorni, qui ci sono persone che ci “vivono” da mesi e addirittura anni. C'è chi va via e poi torna, c'è chi ci sta tutto il tempo filato come fosse casa. E' così che ho conosciuto alcuni di questi residenti di lunga data, alcuni dei quali Italiani e ora miei cari amici. Ed è così che ho conosciuto Bella, Antonio, Matteo, Danilo, Pietro, Andrea e Brahim.

Provo a dare uno spaccato lampo di questi amici, sperando di non tralasciare nulla..

Bella: anche detta la “mamma”, sia per noi dell'ostello sia perché madre di tre stupende figlie grandi anche loro in UK. Cuore e animo di bambina, un'anima senza età come piacciono a me; Antonio, pilota acrobatico dal cuore d'oro, si taglierebbe un braccio per aiutarti, in Inghilterra per realizzare il suo sogno di diventare pilota di linea; Matteo, laureato in Relazioni Internazionali e viaggiatore, spesso incazzato perché, come me, il suo livello di sopportazione per le cazzate e ipocrisie della gente e del mondo è troppo basso e la sensibilità alta, gente come noi fatica a conformarsi e accettare le maschere della società; Danilo, mio socio in quanto a veganismo e grande compagno di chiacchierate, grande ascoltatore e dispensatore di preziosi consigli; Pietro, buono come il pane, mio conterraneo anche lui Veneto, laureato in Storia e alla ricerca di un esperienza di insegnamento in UK; Andrea, grande compagno di lunghe chiacchierate e pipponi filosofici; Brahim, letteralmente “energia pura”, 100% Italiano e 100% Marocchino allo stesso tempo, incarna il meglio di entrambe le culture. Per quanto mi riguarda molto ma molto più Italiano di tanti nati pigramente e distrattamente nel bel paese. Un onore conoscere uno come lui, per uno come me affamato di culture e di capire il mondo. Meravigliosa poi la combinazione linguistica “Lodigiano-Arabo” che invidio un sacco.

Assieme abbiamo passato tanti momenti, tanti giorni giù alla taverna ognuno assorto in ricerche di lavori e applicazioni di altri. Momenti di ispirazione, di sfogo, di vera amicizia, tutti fotografati in un momento di cambio per ognuno di noi, con storie e percorsi diversi ma un solo presente condiviso. Ed è poi la storia delle relazioni umane. Siamo tutti come degli elementi chimici, ognuno con le personali caratteristiche, storie ed energie – positive o negative – accumulate. Ci incontriamo e nascono interazioni, che dipendono si dalla storia personale, ma che si consumano nel presente, andando a segnare un nuovo inizio e una nuova storia. Rapporti che vanno facilmente in profondo, perché nati in momenti e situazioni che toccano dentro e rimescolano il fondale.
Ed ora sono qui, in viaggio verso Lake District, una regione a Nord dell'Inghilterra fatta di montagne, laghi e colline. Un posto dove, dicono, è facile trovare lavoro perché molto turistico.
Parto pensando al periodo che lascio e al lieto fine degli ultimi giorni, e vedo quanto è ironico il fatto che a volte si apprezzino certe cose solo una volta voltata pagina. La troppa vicinanza sfoca la visione e il sudore brucia gli occhi. Ed è nell'affrontare nuovamente il “nuovo” che il meno nuovo potrà essere apprezzato di nuovo. Si lo so, un po' contorto come pensiero...!! Ma è questo il punto, è un mio modo di elaborare le cose, le so capire e apprezzare solo una volta voltata la pagina, solo alla luce del nuovo che torna a dare quel senso di vuoto e fa sentire le farfalle nello stomaco.

Come stessi cucendo un tessuto nel quale ogni punto, ogni trama, viene consolidata dalla prossima, senza la quale non sarebbe solida. So che prima o poi tornerò a Bristol, come so che devo tornare in Uganda e questo desiderio di partire per poi tornare è qualcosa di nuovo, che in questi anni di viaggi non ho mai avvertito ma che sento farà parte di una crescita importante.”


lunedì 16 maggio 2016

Una finestra sul mondo..

Mentre studio Francese, do un occhio al panorama dalla finestra alle mie spalle e decido che non posso darlo per scontato, non posso commettere questo errore. Mi siedo sul letto a gambe incrociate guardando la finestra completamente aperta, e così vicino da sentir l'arietta entrare e rinfrescarmi le gambe. Resto in silenzio e osservo. Il panorama è mozzafiato. Sono le 22.15 ma il cielo è ancora lievemente luminoso e azzurro. All'orizzonte il profilo delle montagne, sopra le quali il cielo passa da un rosa arancio fino, a strati, andare verso il giallo. Più giù, una parte del lago spunta da sopra il profilo delle case del paesino, e finisce ai piedi delle montagne in lontanaza. E' illuminato dalla luce del tramonto e i suoi contorni rendono ancor più visibile la catena montuosa all'orizzonte. Il profilo delle cime è reso così nitido dal contrasto con la luce del tramonto, che pare quasi che il cielo stesso, carta da parati incollata sulle quinte di questa scena, si sia strappato lasciando uno spazio nero tra il cielo e il lago più sotto. C'è un silenzio magico, un silenzio pieno di dignitià, di essenza. Mi sento un po' come Bastian, con la copertina sulle spalle, in magica riverenza e stupore ad osservare qualcosa che mi sta dicendo molto, ma con un linguaggio che non ha parole, non ha concetti, ma solo silenzio e verità. Sono protagonista e parte integrante di questa scena, non sono separato ma mi fondo e confondo con essa. La felicità sta nelle piccole cose e nei piccoli momenti, la felicità è essere in quiete e sentirsi parte di qualcosa di grande e potente, ma che si muove lento e inesorabile in questa quiete. E felicità è condividere tutto questo e sentirsi uniti da una natura così grande sotto un cielo potente. Ora, finito questo mio piccolo pensiero, richiudo il pc e torno a fondermi col paesaggio, cercando di annullare la distanza tra la natura dentro me e quella al di fuori, visto che sono, in realtà, natura-lmente un tuttuno.

Scherzi da troppo sangue al cervello..

Quante porte ancora da aprire, quanti paesaggii da respirare, quanti panorami inteiori lasciati alle spalle, ma riflessi in nuovi panorami oltre il valico, oltre i picchi più alti che proteggono e racchiudono nuove valli da esplorare. Basta una canzone vecchia per schiudere mondi e per scoprire quanto ora, dopo tante esperienze, dopo tanti altri panorami, quelle vecchie canzoni ridanno le stesse vecchie emozioni, ma ora sempre più comprensibili, più concrete. Ciò che provavo allora è identico a ciò che provo adesso, nulla è cambiato, quasi due decadi son passate, ma lo sappiamo, il tempo non esiste e ciò che conta è che prima o poi il magma fa la sua via, e inizia a diventare forza motrice. Alti, bassi, vertigini in alto così in basso, ma l'importante non è evitare le cadute verso il buio, ciò che importa è risalire tanto quanto si è scesi, li su a pescare aria buona, a vedere il panorama, il nostro panorama dall'alto. Si scenderà di nuovo, perchè è naturale, perchè quella li è la sala macchine, è dove nasce e si accumula il magma, fonte di energia potente come una stella; e alla fine buio e luce, abissi e cieli sconfinati, sono due parti della stessa natura. Gli occhi della tigre ti guardano ovunque tu sia, vedono al buio come alla luce accecante, se ti li seguirai trascenderai, se li seguirai diventerai ciò che sei, strapperai quel velo, quella maschera che porti e sarà solo luce.

venerdì 13 maggio 2016

Pensierino della sera..

Dannate scatole cinesi, dannate linee che ci delimitano gli spazi e soffocano la nostra essenza. Siamo tanto, tanto di più di quanto ci definisce, di quanto ci racconta. Noi stessi ci definiamo, per paura di questa vastità, perchè un oggetto senza contorni non è visibile alla mente. La mente genera confini, scatole e ordina, separa..appunto separa! Ma se poniamo attenzione al più semplice dei gesti, anche il solo muovere una mano...qualcosa di così scontato, di così conosciuto...bene quel movimento avviene grazie a innumerevoli leggi fisiche e chimiche, grazie alla collaborazione di motli organi e strutture fisiche, il tutto comandato dal cervello in accordo con la nostra volontà di fare quel movimento. Una vera e propria sinfonia di eventi. Ora..da dove arriva quel comando che noi mandiamo? Voglio dire..se isolo il momento in cui scelgo di muovere la mano, l'inizio è un pensiero giusto? E il pensiero parte da noi come identità individuale che sceglie per un qualche motivo di dare un comando alla mano. Ma se andiamo ancora oltre con lo zoom, c'è qualcosa che sfugge perchè subito prende il sapore del nostro Io. Bene, giungo così a due conclusioni, una è che oggi ho lavorato troppo e forse è il caso di andare a letto. Due, che oltre la mia identità, oltre il nome che mi è stato dato e tutto ciò che identifica compresa la memoria, il ricordo di me ecc...oltre tutto questo, c'è qualcosa di insapore, di senza nome, identità, esperienza. Già vecchio quando si nasce e ancora infante quando si muore. Quel qualcosa, forse è l'anima, forse una qualche forma di energia, ma di certo va oltre ogni vicenda umana, e da accesso a tutte le nostre vere potenzialità. Io sono quella forma di energia, che passando attraverso il filtro dell'identità si trasforma in Ale e si riduce entro i confini che si sono definiti da esperienze, input sociali e tanto altro. Ora, io energia, io Ale e il mio culo umano ci spostiamo sul lettino a fare le nanne, non prima però di aver droppato questo pensierino serale. Buonanotte a tutte le forme di energia!

"Giunto al termine del giorno, cerco fra le coltre un poco di speranza, peto in abbondanza, non ho più sgomento, lieto mi addormento, ebbro dei miei gas". - Elio

venerdì 29 aprile 2016

Evvia che si riparte!!

Ore 23.15,
Appena finito le mie solite 10 orette di lavoro, trovo finalmente il tempo per ringraziare tutti per gli stupendi auguri di compleanno.
Amici vicini e lontani, vecchi e nuovi, da stupendi paesi nei quali ho sempre lasciato una parte di me e i quali hanno tutti un posto riservato nel mio cuore. Il più bel regalo è stato ricevere questi auguri internazionali, senza confini, da persone speciali, ognuna parte di una qualche avventura e per la quale potrei raccontare qualche storia. Voglio continuare così, trasformare questo mondo in un salotto, e unificarlo per lo meno nella mia mente. Voglio imparare tutte le lingue e le culture che il tempo e le esperienze mi concederanno di imparare, voglio sentirmi cittadino del mondo e coltivare le domande e i dubbi più che le risposte. Voglio imparare più che posso, da chiunque posso cercando di tenere a bada l'ego e la vocina interiore che ti spinge ad accomodarti al trono del tuo castello dorato.
Il tempo vola e non ti aspetta, e anche se a volte ferito e stanco sono ancora vivo, ancora in piedi su questo splendido pianeta.
So che cadrò di nuovo, so che soffrirò e mi perderò in un bicchier d'acqua, so che farò e rifarò gli stessi errori, ma come un toro e con gli occhi della tigre continuerò a provarci, a tornare in piedi e a riprendere il cammino. Siate pazienti con me, come io cercherò di esserlo con voi, siate curiosi di me, come io lo sarò con voi e se davvero ci riusciremo staremo camminando assieme e non saremo mai soli. Grazie dal profondo del cuore di fare parte della mia storia, di darmi la possibilità di raccontare e raccontarvi e darmi lo stimolo di migliorare. Grazie di essere lo specchio che mostra tutto ciò che non vorrei vedere di me quando vorrei solo starmene nella mia zona di comfort. Avanti tutta quindi, continuiamo su questo percorso, annusando l'aria e seguendo l'intuito, percorrendo spirali ascendenti e andando incontro all'ignoto con curiosità e coraggio. Infine Grazie ai miei genitori, visto che è anche la loro festa, che mi supportano e sopportano e che mi hanno regalato questa grande curiosità dandomi sempre miliardi di stimoli e possibilità fin da piccolo.
It's 23:15,
Just finished my 10 hours of work, and i finally find the time to thank everbody for the wonderful birthday wishes. Friends near and far, old and new, from wonderful countries in which i always left some part of me, and that have all a special place in my heart. What a gift receiving these international wishes, with no borders, by special people, each part of some adventure and for which i could tell some stories. I want to continue like this, turn this world into a living room, and unify it at least in my mind. I want to learn as many languages and cultures that time and experiences will allow me to learn. I want to feel citizen of the world and cultivate doubts and questions, rather than answers. I want to learn as much as i can, from anyone i can, trying to hold off my ego and the whispering inner voice that push you to get comfortable at the throne of your golden castle.
Time flies and doesn't wait for you, and even if sometimes wounded and tired i'm still alive and kicking, still standing on this beautiful planet.
I know that i will fall again, i know that i will suffer and that i will drown in a glass of water, i know i will do the same mistakes over and over again, but as a Taurus with the eye of the Tiger i'll keep trying, keep getting back up to continue the journey. Be patient with me, as i will be with you, be curious about me as i am with you, and if indeed we succeed we'll be walking together and we'll never be alone. Thank you from the bottom of my heart to be part of my story, to give me the chance to tell this fable and to push me to improve. Thanks to be the mirror where i can see my real self all the time i would like to just hide in my comfort zone.
Full speed ahead then, let's continue on this path, sniffing the air and following our intuition, spiraling upward and going toward the unknown with curiosity and courage.
Finally then, thanks to my parents - cause a birthday is also a parent's party - who support me and that made me so curious giving me always billion stimuli and opportunities as a child.
GRAZIEGRAZIEGRAZIE!!!

venerdì 5 febbraio 2016

Indicibile fiume..

Entro in biblioteca per fare un pò di ricerca su possibili lavori stagionali, ma commetto un errore. Mi metto le cuffie e butto su il solito disco di Femi Kuti che macino da settimane. Parte un pezzo incalzante, struggente, che rovista e tocca profondo e mi trovo in un altro mondo. Chiudo gli occhi e ondeggio la testa a ritmo, il corpo che vorrebbe letteralmente diventare quel ritmo, gli occhi umidi e il cuore cha va..va in mondi interiori fatti di impressioni, emozioni e flash di ricordi e luoghi fisici. Mi indica una via, chiara, limpida e decisamente la mia..ma non spiega poi come gestire la quotidianità e seguirla anche col corpo. Mi lascio possedere e trasportare dalla musica, da questa emozione che vivo solo io, impronunciabile, e che anche ora che cerco di descriverla perde ogni spinta, ogni senso con queste parole morte, inette a descrivere ciò che provo. Come si fa dico io a impostare una vita, un futuro anche minimo con testa e cuore che non vogliono stare sulla terra..
La verità è che esisto veramente solo in questi momenti densi..perchè io SONO quel fluido, io SONO quelle emozioni..ma non come quelle emozioni che le filosofie orientali descrivono come nuvole passeggere. Questo è il mio nucleo più caldo e pulsante e le emozioni solo del vapore che ogni tanto trova una via d'uscita e arriva in superificie con tutta la sua spinta accumulata. Quel nucleo, questa struggente e potente emotività sono un filo unico che collega tutta la mia esistenza. La ricerca della connessione, della bellezza, della poesia forse.

Apro gli occhi e torno in biblioteca. Per pochi istanti sono stato lontanissimo, ma a casa. Scrivo questo pezzo per fissare e dare una canale a questa marea ma già verso le ultime righe perdo spinta, come scaricato. Mi risveglio sulla riva, naufrago di questa mareggiata e ora bagnato da una placida risacca. Mi alzerò, ri-cercando l'orientamento e ricomponendo la mia idendità, ma in segreto in attesa di una nuova potente e travolgente mareggiata in cui riperdermi e ritrovarmi.

sabato 30 gennaio 2016

Ispirazione spaziale

Scrivo questo post ispirato dalle canzoni di un gruppo Inglese scoperto oggi, i "Public service broadcasting"
Potete sentirne alcune a questi link:



Prendo coscienza di essere sveglio, ma non apro ancora gli occhi. Non ho sentito la sveglia suonare ma sento di aver dormito abbastanza.
Mi sento leggero, nel corpo e ancor più nella mente. Ultimamente mi svegliavo sempre con un peso, i pensieri e la mente dispersi nella galassia del tempo, passato presente e futuro. Forse è l'effetto del secondo giorno di digiuno fruttariano, o forse oggi i pianeti, i miei pianeti, sono allineati. Non ha importanza il motivo, il fatto è che mi sento pieno di energia e buoni propositi. Scendo a far colazione, vedo che è una bella giornata e penso che oggi non posso farmi scappare l'occasione e devo andare a visitare la zona del famoso ponte di Bristol, oltre il quale pare esserci una riserva naturale. Prima però devo passare a comprare un nuovo paio di cuffie per la musica. Torno in un negozio di dischi che ho visto ieri dove ne vendono di vari tipi. Entro e mentre confronto prezzi e modelli una musica mi entra nella coscienza e inizia a lavorare. All'inizio non ci faccio tanto caso, ma qualcosa in me si sta accendendo. Quella fiammella pilota, sempre accesa e pronta a diventare vampata, sta per venire raggiunta da qualcosa. Decido il modello di cuffie, e chiedo informazioni sul disco che sta suonando in diffusione. Mi dicono che è un gruppo Inglese recente che fa pezzi strumentali che accompagnano, nel caso di questo disco, i dialoghi storici e originali della NASA nelle missioni spaziali più famose della storia. Il disco costa 5 sterline, non ci penso due volte, compro disco e cuffie. Sento che devo correre a casa a copiarlo nel lettore e andare a camminare con quello, e mi metto a correre quasi in preda ad una frenesia, una visione che ho paura mi sfugga. Arrivo, lo copio, parte la musica. Tutto è come lo immaginavo. Sento la solita energia, il solito movimento, chiarezza sopra le parti, sopra ogni dubbio e dettaglio quotidiano che ti rende piccolo, sommesso. Riprendo la mia grandezza, come un gas in espansione non trovo limiti e abbraccio tutto. Arrivo sulla statale che passa sopra il fiume Avon e mi fermo li a godere da lontano della vista del famoso ponte. Paesaggio e musica si fondono, pare non possano esistere separati. Come due ingredienti inerti che solo uniti prendono vita. Sento che nonostante i tanti dubbi, i ricordi ancora caldi, anche qui, anche in questo nuovo giro posso inventarmi la mia realtà e farla mia. Mi avvio verso il parco e in pochi passi mi trovo in mezzo alla natura. Cambia la canzone e parte un pezzo dolce, tranquillo, che dopo la sferzata di energia sembra voler andare a sciogliere freddo e amarezze. Mi affiora alla mente un sogno fatto stanotte e in un istante passo dall'espansione all'introspezione, dalla forza alla tenerezza. Quell'energia che prima mi faceva sentire sopra le parti diventa ora una calda coperta sotto la quale versare delle calde lacrime di malinconia, di un calore che mi manca, mi manca un sacco. E' benefico lasciare le emozioni susseguirsi e a volte accavallarsi, senza giudizio, senza sentirsi strani o emotivi. Come nuvole nel cielo che dopo l'acquazzone si fanno da parte e lasciano di nuovo il palco al sole. Come i bambini che sanno passare dal riso al pianto nel tempo di un sospiro, dovremmo anche noi imparare a lasciar fluire le emozioni senza vergognarcene.
Lascio il sentiero principale e mi inoltro nel bosco. Spengo la musica e ascolto il silenzio seduto su una pietra a lato del sentiero. Qui nella natura, tutto è essenziale, non c'è separazione tra luoghi geografici, società, culture. Il silenzio musicale che trovo qui è lo stesso che c'è al parco dello Storga nella mia città, o quello in Uganda in mezzo alla natura, o ancora in Islanda e in qualunque altro posto naturale in cui la colonna sonora sia il solo suono delle nuvole mosse dal vento. Passa della gente e ritorno presente. Inizio a sentire freddo per l'esser stato un po' fermo e decido di tornare. Esco dal bosco e in dieci minuti torno in vista della città e li rifaccio partire la musica. Oggi, come a volte accade, ho ricevuto dei regali e ho cercato di goderne più che ho potuto, impregnando così questa città e questi luoghi della mia energia, delle mie emozioni. Non ha davvero una gran importanza che lavoro troverò, se lo troverò e se alla fine ripartirò presto e il tempo speso qui sarà appena sufficiente a lasciare la mia impronta. Qualsiasi tempo e luogo vissuto in contatto con le proprie verità, con la propria anima, lascia il segno e diventa esperienza viva.

Torno all'ostello, alla mia casa e la mia famiglia rigenerato, pieno di voglia di trasmettere questa speranza, rimettere in gioco quest'energia e vedere curioso cosa produrrà.

domenica 24 gennaio 2016

Minestrone di passato, presente e futuro..

Sono appena entrato alla central library, la biblioteca che serve questa zona di Bristol, a 5 minuti dall'ostello. Arrivo da una breve passeggiata apparentemente corta e banale attraverso persone, macchine, edifici e strade. Banale all'occhio esterno ma piccolo viaggio al mio interno, nel lasciar volare le emozioni seguendo dei pezzi di “Femi Kuti” figlio del mitico “Fela Kuti”. In particolare canzoni come “Survival” e “Frustrations”, musica che mi porta lontano, mi sintonizza col mio nucleo, e all'istante rende assurdo il mio essere qui in questo ordine formale e fatto di persone che si fanno piccole piccole per entrare ognuna nel suo quadratino assegnatole. Mentre cammino volo in un luogo non fisico che non è Uganda, non è Italia, non è Islanda..non è da nessuna parte e allo stesso tempo è in tutti i luoghi in cui sono stato e che ho dipinto con questi colori, con questo fluido denso. E' la camera di combustione di un vulcano sempre attivo sotto l'aspetto di uno dormiente, formalizzato e inserito in questo mondo. La canzone che ascolto è come un diapason, come un “la” che fa risuonare e manda in risonanza qualcosa di sempre presente, che cerco sempre di razionalizzare ma che forse ha poco senso farlo. Come una valanga che è li, ad aspettare quell'eco, quel richiamo che si espande e fa rompere l'ultima resistenza che la trattiene. Sono il rebus di sempre, anzi ogni giorno di più, ogni esperienza più in carne viva, più aperto quel canale e più potente la valanga. Piedi per terra, e testa e cuore a rincorrersi nei cieli del mondo, nei cieli delle possibilità, delle dimensioni e degli universi dentro e fuori di me. Poi una volta scaricata la pressione, scesa la valanga tutto torna tranquillo, una specie di pacifica apatia, anti-camera di una nuova esplosione. Siamo oscillazione, siamo cicli, vibrazione, energia pura. Siamo vita e morte, apertura e chiusura, siamo ordine e caos. Siamo questo è infinitamente di più, e contenerci e definirci ci ammazza e taglia fuori connessioni vitali, ossigeno per l'anima che inizia a morire.
Torno alla realtà e mi guardo intorno. Vedo ognuno perso nel suo pc, nella sua pagina internet intenti a cercare...ma non tanto per “trovare”, piuttosto per “cercare di non pensare” ecco la verità. L'ennesima distrazione per stare lontani da quella potenza che abbiamo. Ammutolire la nostra voce interiore per evitare che la sua eco scateni la valanga.

Questa introduzione non era per nulla prevista, ma mi ha supplicato di essere scritta, ha chiesto che le dessi voce e di essere protagonista e diapason di questo primo post Inglese.
Sono qua da una settimana giusta e come sempre mi pare un secolo. In questi giorni mi son dato da fare per fare mio questo posto e sentirlo famigliare. Mi sono iscritto ad una palestra in cui c'è sauna bagno turco e piscina. Ho frequentato il gruppo di Capoeira Angola e da entrambe la parti ho già stretto dei rapporti che mi fanno sentire un po' a casa. Da questo punto di vista sono soddisfatto, era il mio obiettivo di mettermi alla prova in un posto nuovo e avere a breve attività e amici che me ne facessero sentire parte. Dall'altro però ho attraversato delle piccole grandi tempeste interiori, dei terribili rigurgiti di passato prossimo e remoto che hanno proiettato ombre scure e tanti dubbi e domande scottanti.

Una settimana fa a quest'ora ero in viaggio verso Bristol, in macchina con Robert un ex viaggiatore vagabondo con un esperienza di autostoppista di tutto rispetto. Appena mi ha visto non credeva ai suoi occhi. Era davvero tanto che non vedeva più qualcuno fare l'auto-stop e non ci ha pensato due volte per decidere di fermarsi. Arrivavo così a Bristol dopo due belle ore di chiacchiere, dopo la soddisfazione di aver iniziato col piede giusto, a modo mio, fuori dagli schemi e in contatto con la gente, che è il cuore di ogni luogo. La sera all'ostello scrivevo un primo post che non ho mai pubblicato perchè nei giorni successivi ero entrato in quella bufera interiore che rendeva tutto ciò che avevo scritto così anacronistico, così incoerente. Vorrei riportarlo ora però, perchè credo molto nella spontaneità della scrittura che deve catturare il momento, e che quando passa diventa più una cronostoria che un canale vero e proprio.

Ecco cosa scrivevo quella sera e il giorno dopo camminando per la città..

Domenica 17 Gennaio ore 22:00
Mi siedo a scrivere un po' ai tavolini della zona comune dell'ostello. Poco fa ho chiacchierato con la “famiglia” di viaggiatori, di cui la maggior parte spagnoli che vivono qui nell'ostello. Dico “vivono” non a caso visto che alcuni sono qua da 2, 3 6 mesi fino addirittura un anno. Non riesco neppure a immaginare di stare in un ostello così a lungo. Il mio record massimo è stato l'anno scorso a Oxford standoci quasi 3 settimane e cambiando dormitorio almeno due o tre volte la settimana, e già così è stato abbastanza. Sono tornato da poco da un ottima cenetta in un ristorante Indiano a due passi dall'ostello. Prima di cena mi ero fiondato in una spa qui a quattrocento metri che ho scovato dopo quasi un ora di ricerche su internet e dopo aver scartato almeno dieci posti trovati per via dell'orario di chiusura, la distanza e il prezzo. Con un colpo di fortuna trovo un centro benessere vicinissimo e con un prezzo davvero ottimo, solo sette sterline e cinquanta con l'accesso alla palestra, la piscina con a fianco vasca idromassaggio, sauna e bagno turco!! Non chiedo di meglio per iniziare bene la mia storia in questa città, e non c'è di meglio per conoscere locali e sentirsi già un po' inserito. Entro subito in sauna e come sempre si apre un portale magico e pare di conoscersi tutti da molto. Ho ricordi di tutte le saune degli ultimi quattro anni tra Europa, Centro America e Africa. Saune in Islanda, Svizzera, Germania, Guatemala, Uganda non importa in che paese, appena si chiude la porta nasce una specie di intesa, di curiosità di conoscersi. Stasera è successo lo stesso, quando dopo aver rotto il ghiaccio (..cosa abbastanza automatica in sauna..), si è iniziato a chiacchierare, scherzare che quasi pareva un mercato. C'erano una coppia del Malawi che vive da molti anni in Inghilterra, un Inglese di colore, una Tailandese e una ragazza Inglese...ed ovviamente io che ero arrivato da sole tre ore ma che in quel contesto mi pareva di essere qui da almeno una settimana.
Questo nuovo viaggio è iniziato con una forza formidabile. Tornando per un istante nei sedili dell'aereo per Londra, questo è il fluido denso delle mie emozioni, che quasi in trance riportavo rapidamente sulle note del cellulare per non perderle..

“L'aereo sta già rullando, tra poco i motori inizieranno ad urlare ed in un preciso istante avverrà la magia; le ruote sulle quali ora poggia tutto, all'improvviso si troveranno a girare nel vuoto quando le ali saranno pronte, e il sogno di volare diventerà ancora una volta realtà. Con questa immagine in testa, eccomi qua, di nuovo solo, verso una nuova avventura e nuovi orizzonti, anch'io pronto a staccare le mie ruote interiori e seguire quel sogno di “volare” che ogni essere umano ha. Quella pazza rincorsa in un gesto atletico al limite, focalizzato, in attesa di sentirsi portare dall'aria, dalla vita. Ascolto dei pezzi dei Perfect Circle, canzoni cariche che muovono energie e visioni.
Una volta questi moti erano un po' a fondo perduto, a vuoto, mandando il motore ai massimi giri senza carico, senza trasformare quell'immensa forza motrice in movimento, in trazione. Ora però col tempo sento che sono sempre più allineato, sento che è sempre meno uno spreco e che quella potenza può diventare energia cinetica, può diventare spinta. Ecco che mille sbagli, mille esperienze, mille sprechi, mille strade giuste o meno hanno insegnato a scartare il superfluo, fanno perdere la zavorra e maturare quel rapporto tra motore e ruote. Crescere, maturare, e forse invecchiare dovrebbero essere così..un lento ma graduale e cosciente trasferimento della potenza dalle “ruote” alle “ali”, dalla forza fisica a quella interiore. Spostando il punto di appoggio dal corpo all'anima, proprio come l'aereo vola grazie alla collaborazione tra le ruote e le ali. Sto per entrare nell'ignoto, e come sempre vedo la partenza come un imbuto. Non c'è altra via e passarci attraverso e un po' come morire, ridursi al minimo..si passa solo con l'essenziale. E l'essenziale è la nostra parte più intima, più vera e forse insapore, vergine, pura coscienza. Chi siamo senza i nostri limiti? Chi siamo senza i nostri punti di forza? Chi siamo senza le cose che non ci piacciono ma che per assurdo ce le teniamo così strette perchè ci danno sicurezza? Siamo un cuore che batte, siamo un cervello fresco, ricettivo, siamo possibilità infinite, siamo coscienza in movimento, siamo l'aria stessa che ci sorregge e nella quale voliamo. Ho sempre sofferto molto questa transizione, ancorato ai miei sapori, i miei umori. Ho anche sempre sognato di saper vivere diversamente questo cambio di sintonia. Ora che, forse, sta accadendo non mi pare vero, sono sopraffatto dall'emozione e tutto mi sembra più facile, possibile. So che avrò momenti duri, pazienza, questo intanto è un buon inizio. Questo mese a casa è stato bello, duro, profondo, importante, ennesimo esame e test. Fisiologica chiusura dopo l'espansione in Africa. Apertura e chiusura, esercizio e riposo. Ora come una molla ricaricata, al punto di massima compressione, faccio scattare il meccanismo e, inarrestabile, tutta l'energia diventa propulsione.”

Lunedì 18 Gennaio
Esco dall'ostello e cammino per la città. Sposto l'attenzione sulla mia antenna. Vivo a "denti stretti tra cielo e terra" come dice una bella canzone dei Dahmm.
So di essere ancora in quella terra di nessuno in cui tutto è nuovo, e in questa landa aperta vedo nuvole nere all'orizzonte. Le conosco, sono le mie solite tempeste, vecchie compagne..e so che presto dovrò affrontarle, la mareggiata mi travolgerà e di nuovo morirò e rinascerò. Mi spaventa un po', ma so che per raggiungere le vette più alte bisogna saper esplorare gli abissi più profondi. Come un Guerriero sfioro la mia spada, svuoto la mente e con lo sguardo fiero scruto l'orizzonte.

Ed ora torno al presente, alla Central Library. Riprendo il filo e mi preparo ad uscire, a tornare alla realtà fatta di incontri, momenti, esami e speranze. Sto iniziando a gustare questa convivenza in ostello e a guardare con curiosità il via di vite e destini che c'è qui, ma questa è un'altra storia e ne parlerò in un altro momento.

giovedì 14 gennaio 2016

Like an underground river

How many dimensions has reality? How many layers of meaning are there?



Reality is like a book which has various layers of meaning. It can be read like a story, like a novel, with all its characters and happenings. It can also give profound teachings hidden in the folds of a simple story. And lastly, in the deepest layer it can take you into the main core of reality, which is not visible to our eyes, not detected by our regular senses. In this layer you become the writer and the book magically talks about you. You become writer and reader at the same time. A concept that i feel and live everyday traveling and especially here in this place and this moment, on the shore of Victoria lake.


I came here as the first stage of a new phase, that is traveling alone and independent for a while. It's pouring with rain while i'm writing and a moment ago watching the rain fall ,rippling the surface of the lake, which shortly before was as flat as a board, i think about reality and the deep layers it contains that we keep on missing all the time. We tend to override every moment like with a tank, frantic and greedy of new moments which we will again override in our wild ride. It's like eating a course and already thinking about the next, without tasting and enjoying the one right under our nose. We are always projected in the next moment, loosing the magic and the message that the present one contains, which indeed is a “present”, a gift. It's the famous “here and the now”. So it's exactly in a place like this with not much to do, lot of nature and free time that we realize how we are unable to stop the world, our inner world that determines then the external world. Every single moment our mind tells us a story, starting from external inputs. Sounds, smells, images and situations. Our mind really does contain the best of everything to tell us our own story, to teach us how we need to react to these inputs. And there we have reality, our own freshly-baked reality made of considerations and impressions that only we live. Our mind needs continous inputs to keep telling its story, its illusion, and to keep us distracted from that deep layer that flows like a river under the veil of reality. The Mind gets tired of the same inputs and so to take revenge, it starts projecting images from its huge collection piled up along a lifetime. And here comes opposing emotions of frustration, nervousness and a need of new things, adrenaline to feel alive, active. And here is how a place, that a moment ago seemed perfect to find yourself, can become like a small prison from which we want to run away. But this is where the fun starts. It's overcoming this first stage that allows the magic to begin. Traveling is not only a physical journey through new lands and sleeping every night under a new moon. Traveling is also taking a journey inside ourselves, drifting into our own personal deepness bringing light down to the depths of our soul, helped by the considerations that the journey induces and from the projection of ourselves that bounces back from meeting others. Yesterday before lunch there was a wonderful light, and on the horizon huge and soft white clouds lit by the sun.


The clouds, ahhh how beautiful!! I have passed all my life admiring them, especially the huge and creamy ones lit up by the sunset. I have often dreamed of flying around and through them, and once tired sitting down on one of them to watch a fiery sunset and the sun being swallowed by the horizon. The clouds...a perfect example of something ever changing, never static. How many of us have passed endless moments lying on a lawn with friends watching the strange and funny shapes they gradually took, and to see how a picture turned into something else??...Magic!!
Yesterday i was looking at this view and i was reflecting about the trip i'm making, about my being here. I left Mbale a few days ago, a town that has been my home for over a month, and after three wonderful days with a friend in Kampala here i am in this corner of paradise. Here, inspired by the landscape i enjoy my present and try to break down the future. That future that our mind keeps projecting, making you feel nervous, late with your plans, ideas and everything. I think about how this journey began, more like a way to save my life, to react and get back on my feet after an hard knock down. And now i see me, here in Africa in the front of Victoria lake, studying Swahili, enjoying a present full of emotions and not feeling too worried about the next step to take. As many know i still don't have a return ticket ..and for the moment i still don't want to look at flights and think about a possible return, even so it's probable I will be home for Christmas. I think about this while watching the landscape, and suddenly, as if by magic, my mind steps aside; i follow with my gaze the birds playing above the lake, i see an eagle on a branch 2 meters above my head. I become a simple observer and i think what else could an human being ask for. And so i ask myself, why should i really go back? Maybe i should stay here until i feel that i have had enough, maybe there's something for me here, and that's why i came. Life is ironic and travel is its best representation. I'm letting myself be crossed and shaped by everything, carried by the current, this is what i feel now and it's a crazy feeling, giving me shivers, like i never felt before. Because sometimes when traveling alone, i had been holding on thinking about my return. This time its different, i'm flying, embroiled in people, places, situations and already no longer the same and even with a return ticket in my hand i know that i will never really come back. This is the mood i want to keep now, and live this experience as if there was no tomorrow, making it timeless, making it “life”, as if i would stay here forever.


Finally i leave you with a passage from the book “The never ending story”, a true masterpiece that contains various layers of deepness put together with art. This passage of the book represents perfectly everything that i'm living in this moment.


Premise: Bastian is in Goab, the multicolour desert which was born from the wood of Perelun “created” by him, and talks woth Graogramàn, the mighty lion master of the desert.


<<Grogramàn,>> he said after a long silence. <<May I ask you a question?>> <<Your servant is listening.>> <<Is it true that you've always been here?>> <<Always!>> <<And the desert of Goab has always existed?>> <<Yes, the desert too. Why do you ask?>> Bastian pondered. <<I don't get it,>> he finally confessed. <<I'd have bet it wasn't here before yesterday morning.>> <<What makes you think that, master?>> Then Bastian told him everything that had happened since he met Moon Child. <<It's all so strange,>> he concluded. <<A wish comes into my head, and then something always happens that makes the wish come true. I haven't made this up, you know. I wouldn't be able to. I could never have invented all the different night plants in Perilin. Or the colors of Goab-or you! It's all much more wonderful and real than anything I could never have made up. But all the same, nothing is there until I've wished it.>> <<That,>> said the lion, <<is because you're carryin AURYN, the Gem.>> <<But does all thi exist only after I've wished it? Or was it all there before?>> <<Both,>> said Grogramàn. <<How can that be?>> Bastian cried almost impatiently. <<You've been here in Goab, the Desert of Colors, since heaven knows when. The room in your place was waiting for me since the beginning of time. So, too, was the sword Sikanda. You told me so yourself.>> <<That is true, master.>> <<But I-I've only been in Fantastica since last night! So it can't be true that all these things have existed only since I came here.>> <<Master,>> the lion replied calmly. <<Didn't you know that Fantastica is the land of stories? A story can be new and yet tell about olden times. The past comes into existence with the story.>> <<Then Perilin, too, must always have been there,>> said the perplexed Bastian. <<Beginning at the moment when you gave it its name,<< Grogramàn replied, <<it has existed forever.>> <<You mean that I created it?>> The lion was silent for a while. Then he said: <<Only yhr Childlike Empress can tell you that. It is she who has given you everything.>>