Mentre studio Francese, do un occhio al
panorama dalla finestra alle mie spalle e decido che non posso darlo
per scontato, non posso commettere questo errore. Mi siedo sul letto
a gambe incrociate guardando la finestra completamente aperta, e così
vicino da sentir l'arietta entrare e rinfrescarmi le gambe.
Resto in silenzio e osservo. Il panorama è mozzafiato. Sono le 22.15
ma il cielo è ancora lievemente luminoso e azzurro. All'orizzonte il
profilo delle montagne, sopra le quali il cielo passa da un rosa
arancio fino, a strati, andare verso il giallo. Più giù, una parte del lago
spunta da sopra il profilo delle case del paesino, e finisce ai
piedi delle montagne in lontanaza. E' illuminato dalla luce del
tramonto e i suoi contorni rendono ancor più visibile la catena montuosa
all'orizzonte. Il profilo delle cime è reso così nitido dal
contrasto con la luce del tramonto, che pare quasi che il cielo
stesso, carta da parati incollata sulle quinte di questa scena, si
sia strappato lasciando uno spazio nero tra il cielo e il lago più
sotto. C'è un silenzio magico, un silenzio pieno di dignitià, di
essenza. Mi sento un po' come Bastian, con la copertina sulle spalle,
in magica riverenza e stupore ad osservare qualcosa che mi sta dicendo
molto, ma con un linguaggio che non ha parole, non ha concetti, ma
solo silenzio e verità. Sono protagonista e parte integrante di
questa scena, non sono separato ma mi fondo e confondo con essa. La
felicità sta nelle piccole cose e nei piccoli momenti, la felicità
è essere in quiete e sentirsi parte di qualcosa di grande e potente,
ma che si muove lento e inesorabile in questa quiete. E felicità è
condividere tutto questo e sentirsi uniti da una natura così grande
sotto un cielo potente. Ora, finito questo mio piccolo pensiero,
richiudo il pc e torno a fondermi col paesaggio, cercando di
annullare la distanza tra la natura dentro me e quella al di fuori, visto che sono, in realtà, natura-lmente un tuttuno.
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