domenica 24 gennaio 2016

Minestrone di passato, presente e futuro..

Sono appena entrato alla central library, la biblioteca che serve questa zona di Bristol, a 5 minuti dall'ostello. Arrivo da una breve passeggiata apparentemente corta e banale attraverso persone, macchine, edifici e strade. Banale all'occhio esterno ma piccolo viaggio al mio interno, nel lasciar volare le emozioni seguendo dei pezzi di “Femi Kuti” figlio del mitico “Fela Kuti”. In particolare canzoni come “Survival” e “Frustrations”, musica che mi porta lontano, mi sintonizza col mio nucleo, e all'istante rende assurdo il mio essere qui in questo ordine formale e fatto di persone che si fanno piccole piccole per entrare ognuna nel suo quadratino assegnatole. Mentre cammino volo in un luogo non fisico che non è Uganda, non è Italia, non è Islanda..non è da nessuna parte e allo stesso tempo è in tutti i luoghi in cui sono stato e che ho dipinto con questi colori, con questo fluido denso. E' la camera di combustione di un vulcano sempre attivo sotto l'aspetto di uno dormiente, formalizzato e inserito in questo mondo. La canzone che ascolto è come un diapason, come un “la” che fa risuonare e manda in risonanza qualcosa di sempre presente, che cerco sempre di razionalizzare ma che forse ha poco senso farlo. Come una valanga che è li, ad aspettare quell'eco, quel richiamo che si espande e fa rompere l'ultima resistenza che la trattiene. Sono il rebus di sempre, anzi ogni giorno di più, ogni esperienza più in carne viva, più aperto quel canale e più potente la valanga. Piedi per terra, e testa e cuore a rincorrersi nei cieli del mondo, nei cieli delle possibilità, delle dimensioni e degli universi dentro e fuori di me. Poi una volta scaricata la pressione, scesa la valanga tutto torna tranquillo, una specie di pacifica apatia, anti-camera di una nuova esplosione. Siamo oscillazione, siamo cicli, vibrazione, energia pura. Siamo vita e morte, apertura e chiusura, siamo ordine e caos. Siamo questo è infinitamente di più, e contenerci e definirci ci ammazza e taglia fuori connessioni vitali, ossigeno per l'anima che inizia a morire.
Torno alla realtà e mi guardo intorno. Vedo ognuno perso nel suo pc, nella sua pagina internet intenti a cercare...ma non tanto per “trovare”, piuttosto per “cercare di non pensare” ecco la verità. L'ennesima distrazione per stare lontani da quella potenza che abbiamo. Ammutolire la nostra voce interiore per evitare che la sua eco scateni la valanga.

Questa introduzione non era per nulla prevista, ma mi ha supplicato di essere scritta, ha chiesto che le dessi voce e di essere protagonista e diapason di questo primo post Inglese.
Sono qua da una settimana giusta e come sempre mi pare un secolo. In questi giorni mi son dato da fare per fare mio questo posto e sentirlo famigliare. Mi sono iscritto ad una palestra in cui c'è sauna bagno turco e piscina. Ho frequentato il gruppo di Capoeira Angola e da entrambe la parti ho già stretto dei rapporti che mi fanno sentire un po' a casa. Da questo punto di vista sono soddisfatto, era il mio obiettivo di mettermi alla prova in un posto nuovo e avere a breve attività e amici che me ne facessero sentire parte. Dall'altro però ho attraversato delle piccole grandi tempeste interiori, dei terribili rigurgiti di passato prossimo e remoto che hanno proiettato ombre scure e tanti dubbi e domande scottanti.

Una settimana fa a quest'ora ero in viaggio verso Bristol, in macchina con Robert un ex viaggiatore vagabondo con un esperienza di autostoppista di tutto rispetto. Appena mi ha visto non credeva ai suoi occhi. Era davvero tanto che non vedeva più qualcuno fare l'auto-stop e non ci ha pensato due volte per decidere di fermarsi. Arrivavo così a Bristol dopo due belle ore di chiacchiere, dopo la soddisfazione di aver iniziato col piede giusto, a modo mio, fuori dagli schemi e in contatto con la gente, che è il cuore di ogni luogo. La sera all'ostello scrivevo un primo post che non ho mai pubblicato perchè nei giorni successivi ero entrato in quella bufera interiore che rendeva tutto ciò che avevo scritto così anacronistico, così incoerente. Vorrei riportarlo ora però, perchè credo molto nella spontaneità della scrittura che deve catturare il momento, e che quando passa diventa più una cronostoria che un canale vero e proprio.

Ecco cosa scrivevo quella sera e il giorno dopo camminando per la città..

Domenica 17 Gennaio ore 22:00
Mi siedo a scrivere un po' ai tavolini della zona comune dell'ostello. Poco fa ho chiacchierato con la “famiglia” di viaggiatori, di cui la maggior parte spagnoli che vivono qui nell'ostello. Dico “vivono” non a caso visto che alcuni sono qua da 2, 3 6 mesi fino addirittura un anno. Non riesco neppure a immaginare di stare in un ostello così a lungo. Il mio record massimo è stato l'anno scorso a Oxford standoci quasi 3 settimane e cambiando dormitorio almeno due o tre volte la settimana, e già così è stato abbastanza. Sono tornato da poco da un ottima cenetta in un ristorante Indiano a due passi dall'ostello. Prima di cena mi ero fiondato in una spa qui a quattrocento metri che ho scovato dopo quasi un ora di ricerche su internet e dopo aver scartato almeno dieci posti trovati per via dell'orario di chiusura, la distanza e il prezzo. Con un colpo di fortuna trovo un centro benessere vicinissimo e con un prezzo davvero ottimo, solo sette sterline e cinquanta con l'accesso alla palestra, la piscina con a fianco vasca idromassaggio, sauna e bagno turco!! Non chiedo di meglio per iniziare bene la mia storia in questa città, e non c'è di meglio per conoscere locali e sentirsi già un po' inserito. Entro subito in sauna e come sempre si apre un portale magico e pare di conoscersi tutti da molto. Ho ricordi di tutte le saune degli ultimi quattro anni tra Europa, Centro America e Africa. Saune in Islanda, Svizzera, Germania, Guatemala, Uganda non importa in che paese, appena si chiude la porta nasce una specie di intesa, di curiosità di conoscersi. Stasera è successo lo stesso, quando dopo aver rotto il ghiaccio (..cosa abbastanza automatica in sauna..), si è iniziato a chiacchierare, scherzare che quasi pareva un mercato. C'erano una coppia del Malawi che vive da molti anni in Inghilterra, un Inglese di colore, una Tailandese e una ragazza Inglese...ed ovviamente io che ero arrivato da sole tre ore ma che in quel contesto mi pareva di essere qui da almeno una settimana.
Questo nuovo viaggio è iniziato con una forza formidabile. Tornando per un istante nei sedili dell'aereo per Londra, questo è il fluido denso delle mie emozioni, che quasi in trance riportavo rapidamente sulle note del cellulare per non perderle..

“L'aereo sta già rullando, tra poco i motori inizieranno ad urlare ed in un preciso istante avverrà la magia; le ruote sulle quali ora poggia tutto, all'improvviso si troveranno a girare nel vuoto quando le ali saranno pronte, e il sogno di volare diventerà ancora una volta realtà. Con questa immagine in testa, eccomi qua, di nuovo solo, verso una nuova avventura e nuovi orizzonti, anch'io pronto a staccare le mie ruote interiori e seguire quel sogno di “volare” che ogni essere umano ha. Quella pazza rincorsa in un gesto atletico al limite, focalizzato, in attesa di sentirsi portare dall'aria, dalla vita. Ascolto dei pezzi dei Perfect Circle, canzoni cariche che muovono energie e visioni.
Una volta questi moti erano un po' a fondo perduto, a vuoto, mandando il motore ai massimi giri senza carico, senza trasformare quell'immensa forza motrice in movimento, in trazione. Ora però col tempo sento che sono sempre più allineato, sento che è sempre meno uno spreco e che quella potenza può diventare energia cinetica, può diventare spinta. Ecco che mille sbagli, mille esperienze, mille sprechi, mille strade giuste o meno hanno insegnato a scartare il superfluo, fanno perdere la zavorra e maturare quel rapporto tra motore e ruote. Crescere, maturare, e forse invecchiare dovrebbero essere così..un lento ma graduale e cosciente trasferimento della potenza dalle “ruote” alle “ali”, dalla forza fisica a quella interiore. Spostando il punto di appoggio dal corpo all'anima, proprio come l'aereo vola grazie alla collaborazione tra le ruote e le ali. Sto per entrare nell'ignoto, e come sempre vedo la partenza come un imbuto. Non c'è altra via e passarci attraverso e un po' come morire, ridursi al minimo..si passa solo con l'essenziale. E l'essenziale è la nostra parte più intima, più vera e forse insapore, vergine, pura coscienza. Chi siamo senza i nostri limiti? Chi siamo senza i nostri punti di forza? Chi siamo senza le cose che non ci piacciono ma che per assurdo ce le teniamo così strette perchè ci danno sicurezza? Siamo un cuore che batte, siamo un cervello fresco, ricettivo, siamo possibilità infinite, siamo coscienza in movimento, siamo l'aria stessa che ci sorregge e nella quale voliamo. Ho sempre sofferto molto questa transizione, ancorato ai miei sapori, i miei umori. Ho anche sempre sognato di saper vivere diversamente questo cambio di sintonia. Ora che, forse, sta accadendo non mi pare vero, sono sopraffatto dall'emozione e tutto mi sembra più facile, possibile. So che avrò momenti duri, pazienza, questo intanto è un buon inizio. Questo mese a casa è stato bello, duro, profondo, importante, ennesimo esame e test. Fisiologica chiusura dopo l'espansione in Africa. Apertura e chiusura, esercizio e riposo. Ora come una molla ricaricata, al punto di massima compressione, faccio scattare il meccanismo e, inarrestabile, tutta l'energia diventa propulsione.”

Lunedì 18 Gennaio
Esco dall'ostello e cammino per la città. Sposto l'attenzione sulla mia antenna. Vivo a "denti stretti tra cielo e terra" come dice una bella canzone dei Dahmm.
So di essere ancora in quella terra di nessuno in cui tutto è nuovo, e in questa landa aperta vedo nuvole nere all'orizzonte. Le conosco, sono le mie solite tempeste, vecchie compagne..e so che presto dovrò affrontarle, la mareggiata mi travolgerà e di nuovo morirò e rinascerò. Mi spaventa un po', ma so che per raggiungere le vette più alte bisogna saper esplorare gli abissi più profondi. Come un Guerriero sfioro la mia spada, svuoto la mente e con lo sguardo fiero scruto l'orizzonte.

Ed ora torno al presente, alla Central Library. Riprendo il filo e mi preparo ad uscire, a tornare alla realtà fatta di incontri, momenti, esami e speranze. Sto iniziando a gustare questa convivenza in ostello e a guardare con curiosità il via di vite e destini che c'è qui, ma questa è un'altra storia e ne parlerò in un altro momento.

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