Sono già passate due settimane dal mio arrivo a Zanzibar, volate, bruciate senza che me ne renda conto. Nei primi giorni l'arrivo con il sonno arretrato e l'impatto climatico e culturale si era mescolato con la fortunata coincidenza nel weekend di un grande festival "Sauti za Busara" che vedeva la partecipazione di moltissimi gruppi da tutta l'Africa. La presenza del festival aveva elettrizato l'aria a Stone Town, la pricinpale città di Zanzibar, e pareva tutto dovesse girare attorno a questo evento. I primi giorni la mia priorità assoluta era recuperare le ore di sonno, ambientarmi alla temperatura e godermi un pò di mare e sole senza esagerare. Ben presto però i miei piani sarebbero cambiati quando, conoscendo gente già la prima notte di ostello, mi sarei fatto convicere ad andare al festival. Il prezzo era davvero esorbitante, 50$ a serata, ma grazie al mio amico locale, il quale poi mi aveva ospitato la seconda notte, avrei trovato il biglietto per una frazione di quella cifra. Così, già la seconda sera, invece di dormire presto mi trovavo ospitato dal mio amico, dormendo per terra e diretto verso una serata di danze e musica. I giorni successivi iniziavo a riprendermi lentamente, intanto però conoscevo più gente, e il festival che continuava sembrava non poter essere ignorato. Il mio contatto inoltre mi trovava il biglietto per ancora meno, la metà della prima sera. A questo prezzo era davvero irrinunciabile.
Qui andrebbe fatta una parentesi anche su un breve evento che mi è capitato appena entrato al festival la prima serata. Quel mio amico, che non è certo l'unico a farlo, ha conoscenze tra gli addetti alla sicurezza. Con molta nonchalance parla con uno di loro e si accorda di dividersi la cifra se lasciano passare un certo numero di persone. Il prezzo a testa diventa una frazione di quello ufficiale, a volta anche un quinto, ed entrambe le parti rimangono più che soddisfatte. Così quindi era andata la prima sera. Tutto ok, solo che dopo già 10 minuti che ero dentro mi si avvicinano degli addetti alla sicurezza, dicendomi che non vedendo il braccialetto del festival, che per forza di cose, essendo stato imbucato non potevo avere, potevano sbattermi fuori se non gli davo una certa cifra. Ora, la cifra in questione era comunque irrisoria, e il tutto non avrebbe fatto perdere la convenienza, la domanda però era, chi mi avrebbe assicurato che poco dopo lui stesso o un secondo addetto non avrebbe giocato allo stesso giochino? Inoltre il tipo mi intimava che anche avessi deciso di uscire, all'uscita mi avrebbero chiesto i 50$ totali non vedendomi uscire con il braccialetto. Per tenermi d'occhio inoltre, mi avevano messo addosso un ragazzetto, che a suo dire era campione locale di boxe, a quanto pare pure vero come da video che mi mostrava su youtube. L'unico suo problema è che io, parlando un pò Swahili, mi stavo ingraziando il ragazzetto, facendogli i complimenti per la "carriera", facendogli domande, e lasciandogli solo poche occasioni per dirmi sommessamente "dai, amico, dagli i soldi e siamo apposto così". La situazione tuttavia era in stallo e ogni diceci minuti tornava quello della sicurezza sempre meno paziente dicendomi cosa avessi deciso. L'unica via d'uscita era il mio amico, che avevo già contattato intanto che parlavo col ragazzetto. Dopo un dieci minuti infatti arrivava lui, a suo dire con il "suo boss", addetto alla sicurezza anche lui, che mi chiedeva di indicare quale fosse il tipo che mi chiedeva soldi. In pochi minuti la situazione si sbloccava e il furbetto mollava l'osso avendo capito che ero protetto, considerando anche che quel mio amico è conosciuto un pò da tutti. Intanto io me la ridevo tra me e me pensavo che già a poche ore dall'inizio del viaggio ero in grado di vivere situazioni particolari come spesso mi accade ultimamente.
L'esperienza però è stata davvero bella e utile per rafforzare l'amicizia tra di noi. Lui è un gran bravo ragazzo, è un buono e lo si legge nei suoi occhi, anche se certo un bel furbetto come però tuttavia devi essere se vuoi restare a galla in un ambiente come questo. Mi chiama "fratello" e non manca di presentarmi come tale a chiunque si incontri. Da lui ho sempre la porta aperta, nel suo appartamento tipicamente Swahili dove l'anno scorso avevo passato tre settimane.
Cosicchè a Stone Town mi sento proprio di casa. Passo da stare una o due notti da lui per spendere meno, a passare una o due notti all'ostello, per conoscere gente e godermi un pò di aria condizionata, e non di meno per proporre ad altri viaggiatori e turisti delle escursioni che il mio amico propone, risultando quindi in un prezzo di favore a me e un guadagno a lui.
I giorni successivi quindi, volvano tra festival, riposo e qualche giro attorno a Stone Town.
Particolarmente piacevole è stata l'amicizia con un Greco e un Californiano mie coetanei conosciuti all'ostello. Il primo è quello che mi ha convinto a venire al festival, essendo in generale più festaiolo di me. Con lui c'era gran sintonia, anche lui davvero un bravo ragazzo e con il quale condivido molte idee e visioni.
Ieri tuttavia era giunto il momento di salutarci, loro per tornare sulla costa e io per muovermi verso il mare!!
ALLE SPIAGGE!!
Prendo contatti con un couchsurfing che conoscevo tramite un amico e non senza sforzo lascio Stone Town che comunque so che rivedrò presto. La mia meta sono le spiagge della punta nord-est dell'isola, le famose Kendwa e Nungwi. Prendo un collettivo locale da Stone Town eludendo le "offerte" di uno dei tanti furbetto che vorrebbe farmi spendere quasi dieci volte la tariffa dovuta, e in meno del previsto arrivo a Nungwi.
Appena arrivato seguo le indicazioni che mi son state date.. All'inizio mi perdo un paio di volte scoprendo di essere nel villaggio sbagliato, ma una volta in quello giusto mi accorgo di quanto tutto questo mi ricordi le famose avventure grafiche dei primi anni '90. Le indicazioni dicevano circa così: "Una volta nel villaggio, gira a sinistra al vecchio baobab con la scritta "Hilloo grill pub", poi dritto fino alla casa con un cancello rosso grande e con i pentacoli disegnati."
La casa, dentro un grande giardino è enorme, praticamente una villa di tre piani con terrazza che guarda il mare, dove all'aperto è stato piazzato il mio materasso coperto da una zanzariera bucata.
La mia ospite una ragazza tedesca che ha una figlia con un ragazzo locale e con loro vive una signora locale, a quanto pare tipo domestica con un figlio piccolo. Arrivo quasi al tramonto e il panorama è mozzafiato.
Resto incantato a guardare quel paesaggio, ma poi in un lampo prendo fotocamera e costume e volo in spiagga a godermi il tramonto. Sbaglio strada e senza volerlo passo attraverso un villaggio swahili, i bimbi mi rincorrono, mi salutano, e il tutto è avvolto dal sole in controluce quasi al tramonto che proietta una luce dorata su tutto ciò che vedo.
La scena è meravigliosa e nonstante tenti di immortalarla con i miei vari mezzi digitali, non mi resta che un meraviglioso ricordo e il desiderio enorme di poterlo condividere anche per un piccolo istante con chi non lo può vedere. Ecco, penso, l'origine di questa mia compulsione di fotografare, registrare..è anche che vorrei poter mostrare efficaciemente ciò che vedo alle persone care e non solo. Ma per assurdo, sarebbe forse più efficace la scrittura, se solo avessi la potenza descrittiva dei grandi scrittori.
Alla spiaggia incontro una coppia di spagnoli conosciuta all'ostello, un gruppo di Italiani e penso come sempre che è quasi impossibile sentirsi soli.
Una volta sceso il sole mi incammino per la spiaggia per fare due passi e incontro la famiglia che mi ospita. Seduti attorno ad una barchetta arenata, si godono il fresco della serata e la stellata che si fa sempre più visibile. Osservo la figlia, stupenda bambina mulata con una criniera crespa leonina marrone chiaro dai riflessi arancioni. Parla perfettamente tre lingue: Tedesco, Inglese e Kiswahili. Avrà circa dieci anni, ed è davvero intelligente. Dopo un pò ci incamminiamo verso casa. Lungo la stradina che si snoda appena sopra la spiaggia c'è silenzio, solo il suono della brezza tra gli alberi. Incrociamo dei locali - "Jambo, habari?", "Powa sana asante". Non c'è elettricità nei piccoli negozietti lungo la stradina, solo la fioca luce delle candele. L'atmosfera è commovente..sembra tutto più semplice con quella calda luce bellerina. Pochi beni in vendita, un pò di frutta e verdura, giusto l'essenziale perchè in realtà non serve altro. Aveva proprio ragione Terzani quando parlava dell'Asia che lui aveva conosciuto, un luogo dove la luce elettrica dei neon non era ancora arrivata e dove il mondo, di notte, veniva illuminato dalla danza delle fiammelle nelle lanterne ad olio. Penso per pochi istanti che quasi non vorrei sorgesse più il sole.. Luce e oscurità, qui questi due estremi qui sono molto visibili..di giorno il sole è potente, brucia come un laser ed è accecante. Di notte la sole luce delle candele e nelle case la debole luce di qualche lampada ad incandescenza.
Torniamo alla casa, mi viene preparata la cena, uova e patatine. Mi sento un pò in imbarazzo, nella mia testa pensavo già ad essere indipendente, mangiare fuori al volo e volare alla festa della quale tutti parlano. Ma come sempre, occhio a farsi troppi piani, perchè ancora non sapevo che sarebbero venuti tutti alla festa, e che la signora che vive con la famiglia mi avrebbe preso per suo compagno di ballo per tutta la serata, io che proprio ieri mi sentivo uccel di bosco. Tipico, lezione imparata, e nonostante qualche borbottio interiore, ci sta.
Sono le tre e mezza del pomeriggio. Ora quindi, recuperato il sonno dopo una notte in compagnia di tante zanzare in un comodo materasso in terrazza coperto da una grande zanzariera piena di buchi, una volta pranzato e scritto questo pezzo, andrò in spiaggia ora che il sole delle quattro è un pelo più gentile.
I giorni successivi volavano tra giri in spiaggia di giorno e party sulla spiaggia di sera e di notte. Poi un breve ritorno a Stone Town e di nuovo un ultima incursione a Kendwa beach.
L'AVVENTURA DEL DAU!!
Arrivava così il momento di pensare al ritorno, e mi stuzzicava molto la soluzione di viaggio che aveva scelto il mio amico Greco, e cioè con un Dohw, ovvero un mercantile/peschereccio locale a vela. E' in realtà una possibilità non contemplata ufficialmente, e ovviamente non permessa dal governo principalmente perchè considerata pericolosa. Tuttavia vari viaggiatori alla ricerca di un avventura diversa e la possibilità di evitare Dar es Salaam e il suo caos, scelgono quest'opzione della quale comunque si sente parlare davvero poco. Il mio amico l'aveva preso da Mkototoni, non lontano dalle spiagge del nord come Kendwa e Nungwi, ma sembrava che da la andassero quasi solo a Tanga, cittadina sulla costa a 7 ore di bus da Bagamoyo dove dovevo andare io. Tramite alcuni locali pareva che per andare diretti a Bagamoyo fosse meglio partire da Stone Town. Non essendo una cosa ufficiale tuttavia ci voleva pazienza, e aspettare di trovare il capitano giusto e pure il momento meteo giusto con il mare calmo.
Dopo un paio di giorni di tentativi e capitani che sparavo cifre imrpoponibili trovavo finalmente un Dohw da Stone Town. Una barchetta dalla spiaggia mi portava al largo inseguendo il Dohw, e una volta raggiunto trasbordavo con tutta la mia roba. Ero finalmente a bordo!! Altro che traghetto moderno, questo si che è viaggiare!! Mi sentivo come un viaggiatore di altri tempi, cullato dal leggero movimento dell'acqua, ammirando la grande vela gonfiata dal vento e il paesaggio al tramonto.
A bordo ero l'unico bianco di 14 locali, molti dei quali andavano a stare a Bagamoyo per un periodo per lavorare. Il cargo era principalmente taniche di olio di palma, partite da Zanzibar e trasportate sulla costa, ancora non mi è chiaro il perché
Una volta vicino alla costa, la vela veniva ammainata e nel frattempo una piccola barca a motore veniva verso di noi. Credevo fosse per noi, invece avrebbe caricato circa 50 taniche di olio, in maniera anche un po' nascosta. La barchetta poi partiva e si allontanava nel buio fino poi a sparire sentendone solo il motore per qualche altro istante.
La coppia che teneva la mia bici sulla casa sulla spiaggia, e che mi avrebbe ospitato per qualche notte, si raccomandava che non arrivassi troppo tardi tipo mezzanotte, perchè tra il bimbo piccolo e il lavoro la mattina dopo erano distrutti. Erano già le 22 passate e dopo la partenza della barchetta non succedeva nulla, nessun mi spiegava cosa stessimo aspettando e quando saremmo scesi a riva. Poco prima inoltre, mentre controllavo con la frontale le mie cose, uno dell'equipaggio mi avvertiva di spegnerla subito perchè mi avrebbero potuto vedere dalla riva..credo si riferisse al fatto che è vietato imbarcare turisti..
Dopo un attesa che era sembrata infinita, arrivava una seconda barchetta vuota nella quale finalmente montavamo noi per tornare sulla terra ferma. Dopo una certa confusione con i sodi per pagare il trasporto, nella quale c'ho pure rimesso pagando 5 volte il dovuto (cmq una cifra irrisoria..), arriviamo finalmente quasi sulla spiaggia. Saltino fuori dalla barca, acqua ancora alta al livello dell'ombelico e super sforzo per non lavare borse e cellulare che era in tasca. Dalla spiaggia, tutti assieme si tornava verso il villaggio e li prendevo un boda boda (moto taxi) che, dopo un certo suo stordimento nell'interpretare delle indicazioni adatte persino a bimbi di tre anni, mi portava finalmente alla mia destinazione finale sano e salvo. Finiva così questo mio capitolo di inizio viaggio, tra ambientamento e spasso, tra natura e vita notturna locale, tra turismo e vita a contatti con i locali.
Ora sta per iniziare un nuovo capitolo, il vero motivo per me di essere qui...
Ma di questo vi parlerò nella prossima puntata!!
ENGLISH
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Two week has already passed from my arrival in Zanzibar without me even noticing it, literally flyed! In the first days of my arrival with the jet lag, the huge cultural and climatic change, i found myself jumped in an over excited stone town due to a big and well known African music Festival called "Sauti za Busara".
Seemed like everything was there for the festival itself, making it impossible to ignore it. In the first days my priority was taking back my hours of sleep, adjusting to the temperature and enjoy a little bit of beaches taking it easy.
Soon enough though my plans would have changed, when meeting people at the hostel at my first night, i would have been convinced to go to the festival. The price however was relly prohibitive, being 50$ a night, but thanks to my local friend, where i've been hosted three weeks last year, i would have been able to find a ticket for a fraction of that price.
So then, at only my second night after the arrival, while i should have been recovering, i was being hosted in my friend's house, sleeping on the floor, an headed to a party night.
The next days anyway i was able to slowly take back my sleep and to get rested. Meanwhile tough i was meeting more people, and still the festival was an event impossible to be ignored.
My friend also granted me an even cheaper entrance, half of the first already affordable night. At this price it really was a pity not to go. What my friend does is talking with a security guy and make an agreement to let enter a number of people without the ticket for a set price, and then sharing the amount between them two.
Everything seemed good, when just after 10 min that i was in a security guy came close to me and asked me money for not being rejected from the area. Now, the amount was really not a problem, even with that the total price would have been a breaking deal. The question was, if someone else, or the same guy, would have come later asking more money to let me stay there. Also this guy kept telling me that if i walked out the festival not accepting his deal i would had to pay the full 50$ anyway.
To check me and convince me also, he place a young and strong guy on my side, that started to tell me about his boxe carrier, seemengly true since he was showing me his videos on youtube. His only problem was that me, speaking a bit Swahili and wowing his videos and asking lot of questions about his carrier i was getting his simpathy, leaving him just few moments where to weakly ask me "come on rafiki, give him the money and we're ok..". The situation however was a bit frozen, and about every ten minutes the security guy was coming back, every time pushing more, asking what did i decide.
The only way out i knew, was my friend, who i already contacted while i was talking with the boxe guy. And there he was coming just after few minutes, along with his "boss" security guy himself, asking me who was the guy giving me troubles. Few minutes later the situation was being solved, and i was laughing within myslef for how i managed to put myself as always in a crazy situations just few hours from my arrival. The experience though has been very interesting and useful to make our friendship stronger. He's a very good guy, you can see it in his eyes, even tough being very clever as you have to be to live in such a competitive society where rules are often an option.
He calls me brother and so it's the way he introduce me to everyone he meet in my presence
In his place i always find the door open, in his typical Swahili apartment where last year i've spent three weeks.
Therefore here in Stone Town i really feel like home. I can choose from staying in his place to keep costs down, to spend one or two nights at the hostel, to meet other travelers and cuddle myslef with the air con, and of course find other traveler and tourists who wants to do tours and activities organized with my friend, having so something really similar to a collaboration with him.
The days a after were flying, between the festival, resting and some walkabout in Stone Town.
Particularly nice has been the friendship with a Greek guy and one from California that i've met at the hostel. The first one was the one pushing me to go to the festival being generally speaking more partying than me. With him i had a very good connection, having many ideas in common.
However soon came the moment we had to split, he going back to the mainland and me going towards the beaches for few days. I contacted a couchsurfing who i knew through a friend and left Stone Town feeling pulled out of my comfort, even knowing i'd have been back soon.
I'm headed to the main beaches of the nortern tip of the island on the east side, the famous Kendwa and Nungwi.
TO THE BEACHES!!
I take a public transport from Stone Town avoiding the "offers" of one of the various clevers guys that woul like to charge almost ten times the right amount. Soon arrived in Nungwi i followed the indications that my host gave me..
At the beginning i've go lost a couple of times being in the wrong village, but then once in the right one i realized how this seemed like being in an old graphic adventure from the early 90's. The directions were like: "Once in the small village, turn left at the old baobab with a sign saying "Hilloo grill pub", then straight till the house with the big red gate with pentagrams on it".
The house was huge with a big garden, actually a three stories villa with the last floor being a terrace looking at the ocean, where they placed my matress covered by a mosquito net full of holes. My host a German girl with a daughter had with a local guy, and living with them, a local woman seemengly a helper having a small child.
It's almost the sunset and from the terrace the view is stunning. I get lost few minutes looking at that panaroma, but then in a moment i take my camera and the costume and i fly to the beach to enjoy the sunset.
I take the wrong way and without planning it i pass through some Swahili houses. Many kids runs against me greeting, where everything is coloured by the sun very low just in front of us projecting a warm golden light. The scene is amazing, and even trying to freeze it by my digital means, all i can keep is a wonderful memory and still the burning desire of sharing it with everyone.
Here, some of the compulsion of taking photos, comes from the desire of sharing something unique. But funny enough, would be probably more effective in sharing it the writing of it, if only i had the descrpitive power of the great writers.
At the beach i meet a Spanish couple i knew at the hostel and a gourp of Italian, and as always i think how hard is to feel lonely.
After the sunset, dark all around and with the star shining, i walk along the beach and i meet the family that host me.
Sit on the sand around a small boat, they enjoy the refreshing wind of the evening and the amazing stars.
I look at my host's daughter, a beatiful mulatta little girl with a light brown leonine mane with orange reflections.
She speaks fluently three languages: German, English and Kiswahili. She is about ten years old, and very smart and brilliant.
THE MAGIC LIGHT OF A CANDLE
After a while we start walking back to the house. Along the small road staring from the beach there a quite silence, only the sound of the breeze running through the tree leaves.
We coss locals - "Jambo, habari", "Powa sana asante". There no power on the small shops along the road, only the dim light of the candles. The atmosphere is touching..everything seems much more simple seens in that warm dancing light. Few things are sold on the shops, some fruit and veggies and basic house products, just the essential cause actually you don't need much more.
I think about Terzani, the Italian journalist.. he was right when talking about the old Asia that he could experience, a place where the neon lights still had to come, and where the world at night were lit by the dance of the little flames in the oil lanterns.
For few moments i almost think i would stay like this forever, not having the sun to come. Light and darnkess, these two extremities here are much more visible.. during the day the sun is powerful and burn like a laser. In the night the candles or some weak light bulb in the houses.
Back at the house i had my dinner: eggs and fries. I apreciated so much this, but in my head i was going out having some quick food and then run at the party, but as always, plans changes so easily..
I still didn't know infact, that everyone wanted to go at the party, and that the woman living with the family will have taken me as her dancing partner for all the night, right when i was feeling free like a bird..
All right, lesson learned, fair enough and all good anyway.
It's now three thirty in the afternooon. Now, once getting back my sleeping hours from a long night spent with hundred of mosquitos in my matress in the terrace covered by a net full of holes, and once having had lunch and written this, i'll go to the beach now that at about 16.00 the sun is a bit more gentle.
The next days had gone so fast between beach life during the day, and beach parties during the night. Then a quick return to Stone Town and after a last day in the beach
DHOW ADVENTURE
The time of leaving the island had come, and something that really intrigued me was the way my Greek friend went back to the coast. Not by the offical ferry, instead by a local Dowh, which is a sailboat used as a transport/fishboat?.
It is not allowed officially by the government as it is considered possibly dangerous. However the are quite an amount of travellers seeking for an adventure and the chance to avoid Dar and its chaos.
My friend took it in Mkototoni, not far from the beaches in the North like Kendwa and Nungwi. It Seemed however that the makority of the boats from that departure were going to Tanga, which is in the coast, but at 7 hours of bus from Bagamoyo.
Talking with some locals seemed that to go directly to Bagamoyo was better taking it from Stone Town. Not being an official service though i had to be patience, and find the rifght moment and the right captian, nonetheless the right day with a calm sea. After a couple of days trying tough i finally found a Dohw from Stone Town. A small boat brought me off the city, chasing the Dohw that, in that very moment, was leaving the port with the engine while setting the sails. Once reached them, they were linking the small boat to the Dohw and i was quick jumping on my transport. I was finally on board!! That was much better than the offical ferry, this was truly traveling!!
I was feeling like an old time traveler, rocked by the sweet movement of the water, admiring the big sail blowned by the wind and the landscape in the sunset. On board, i was the only white between 14 locals, most of them were going to live and work in Bagamoyo for a while.
The cargo was almost only oil palm jerrycans, loaded in Zanzibar and directed to the coast, still i don't know why.
Once found a comfortable position and making some friends, i enjoyed my trip that in just bit more that four hours will have brought us at our destination.
Once close to the coast the sail was lowered and meanwhile a small boat was coming toward us. I tought was our transport to the beah, but instead it would have started unloading about 50 oil jerrycans, aso in a hidden way. The small boat then was leaving in the darkness until disappearing, and for few moments only knowing it was there by the noise of the engine.
The couple who was keeping my bike in their house on the beach, and whom will host for some days, asked me to please not come too late, like midnight, as they are usually very tired between work and a small child plus being soon relocating in Europe.
It was already past 22, and after the small boat left nobody explained me anything more and when we would have been brought to the beach. A while before also, when i was checking my stuff with my headlamp, one of the crew members warned me about being seen from distance..i guess cause it's not allowed to carry tourists..
After a time that seemed very long, here was coming a second empty boat, where we would have finally carried to the beach. After some confusion with the payment for the transport, where i even paid 5 times more my fare (still a derisive amount) we finally got to the beach. Jumped out in the water, still at belly level and with big effort not to get my stuff wet and my mobile still in my pocket. From the beach, we all moved to the village, where i've found a boda boda (moto taxi) that, after misunderstanding multiple times very easy directions, he finally could get me to my friend's house.
Ends like this the first chapter of my journey, between acclimatisation and fun, between nature and night life, between tourists and being in deep touch with locals.
Now soon will begin a new chapter, the real deal, the motivation for me to bein here.