Salve a tutti bella gente!!
Scusate se
scrivo poco ultimamente ma mi piace scrivere solo quando ho veramente
qualcosa da comunicare, e quasi sempre dev'essere qualcosa di
personale e vissuto in prima persona..
Oggi scrivo per raccontarvi meglio,
prima che sia troppo tardi, l'esperienza della settimana scorsa in
occasione del mio giro a Sondrio, nella Val Malenco a trovare una
persona cara che lavora in un rifugio e che qui chiamerò I.
Ci tengo a raccontarlo bene perchè per
me ha avuto un forte valore umano di supporto e fiducia, e tale
esperienza non fa che alimentare la mia convinzione che anche qui,
nel nostro paese, la realtà dipende molto da come ci si pone e da
come sintonizziamo la nostra radio interiore.
Questo giro nella Val Malenco lo
pianificavo già dai primissimi giorni appena dopo il mio rientro
dall'Africa, ma per via di molti impegni e incontri dopo cinque mesi
di viaggio, l'avevo dovuto rimandare più volte.
Finalmente però, nei primi giorni
della settimana scorsa riuscivo ad organizzarmi, e un pò al volo mi
fiondavo in stazione dei treni all'ora di pranzo per il primo treno
che, con 4 cambi mi avrebbe portato a Sondrio in 6 ore.
Arrivo in stazione, faccio il biglietto
e volo al binario. La giornata è stupenda, e già sento quella
sensazione di libertà, di avventura che inizia a pervadermi e ad
attivare il mio spirito.
Entro nel vagone e mi siedo, e vicino a
me si siede un ragazzo Senegale vestito dei suoi abiti tipici col
quale faccio amicizia e pratica del mio Francese arrugginito. Mi
stupisce la sua calma, la sua serenità..e curioso gli chiedo da
quanto è in Italia. Mi dice che è qui da solo due mesi, e che prima
è stato due anni in Spagna. Gli chiedo che ne pensa dell'Italia e
dice che è molto contento, perchè è un paese stupendo, ma
soprattutto perchè gli Italiani sono persone adorabili e calorose e
con lui sono molto disponibili.
Rimango spiazzato, aspettandomi una
risposta opposta alla sua vista la situazione con gli immigrati.
Continuamo a chiacchierare finchè ci
accorgiamo entrambi di non aver timbrato il biglietto. Memore delle
regole e di multe già prese in passato, già mi immagino qualche
sanzione, e quando la controllora passa le accenno il problema. Lei
come fosse la cosa più normale del mondo mi dice di non preoccuparmi
che ci pensa lei e un istante dopo li firma entrambi. Inoltre
guardando gli orari e le coincidenze ci da pure dei consigli sui
prossimi treni. Rimango allibito, mi sarei aspettato una certa
intransigenza, come ero abituato a trovare, ma trovo invece
flessibilità e comprensione.
Che sia solo una coincidenza? Una botta
di fortuna? O che abbia a che fare con la sintonia sulla quale è la
mia antenna? Non ha davvero importanza.. resto in quello stato di
leggerezza e penso all'itinerario di viaggio. Il treno deve ancora
iniziare a muoversi quando ricevo un messaggio da I. Che, tutta
preoccupata, mi dice che l'ultimo bus da Sondrio per la Val Malenco è
alle 18.20..mentre il mio treno arriverebbe a Sondrio due ore dopo.
Come percorrere dunque quei 33km da Sondrio al rifugio senza mezzi
pubblici? Penso al da farsi.. il treno più veloce, il frecciarossa,
ci metterebbe un ora in meno, ma arriverebbe comunque a Sondrio alle
19 quindi troppo tardi. Per un istante penso anche a scendere dal
treno, chiedere un rimborso e rimandare il tutto ad un altro giorno.
Poi però vince quella leggerezza, quella lieve brezza che già mi
teneva come sospeso, fresco e pronto a partire. Nella fertile
incertezza del “come fare” il mio spirito trova il varco giusto
per espandersi. La benzina, lo spruzzo d'avventura, va a contatto con
quella fiamma pilota sempre accesa, sempre pronta a reagire e a
incendiare l'animo. Una vampata ed eccola quella vitalità
incondizionata,
quell'onda, la mia onda di entusiasmo
che arriva, forte, spumeggiante e mi solleva e so che mi porterà
lontano.
Mentre mi godo questa energia, questa
estasi di vitalità, mi trovo a ridere sotto I baffi dell'imprevisto
che mi si presenta davanti, ora che la mia onda è troppo grande e
forte anche solo per prenderlo in considerazione. Anzi, è proprio
quell'imprevisto ad averla generata, e al solo pensiero l'onda sbuffa
e schiuma in attesa di poterlo inghiottire..
Inizio il viaggio con questa forza ma
anche calma interiore e mi metto comodo ascoltando della musica
mentre sto attento ai tanti cambi.
All'ultimo mi trovo nella tratta più
lunga, due ore da Milano a Sondrio attraversando il lago di como e I
suoi meravigliosi paesaggi. Non ero mai passato da queste parti e mi
stupisce la bellezza delle zone. Un cielo azzurro e un sole stupendo
che crea giochi di luce sull'acqua del lago luccicante, e in questo
quadro I tanti paesini arroccati lungo le sponde del lago vengono
avvolti da una luce calda che li fa risaltare ancor di più. Con la
scusa del panorama attacco bottone con una signora di mezza età che
era seduta nella fila di posti alla mia destra. Parliamo del
paesaggio, della bellezza di tanti posti del nostro paese e da li si
arriva a parlare di viaggi, vita, esperienze. Ci presentiamo e quando
mi dice di chiamarsi “Nica” resto di stucco, si chiama come una
mia carissima amica Slovena conosciuta nel primo viaggio in Africa,
e questa è la seconda volta in assoluto che sento questo nome. Mi
diverte l'idea di prenderlo come un buon segno..
Le racconto delle mie avventure
Africane e aggiungo che pure qui, ora, è per me un avventura perchè
dovrò trovare il modo di raggiungere la Val Malenco senza trasporti
pubblici. Ne parliamo e le dico che proverò a fare autostop, e che
se sento che qualcosa succederà.
Siamo quasi a Sondrio ed è quasi ora
di salutarci. Nica sembra diventare pensierosa e mi confessa che è
preoccupata per me e che non immagina come potrò raggiungere la mia
destinazione percorrendo quei 33km solo basandomi su un passaggio di
fortuna. Le ripeto di non preoccuparsi perchè sono abituato a queste
situazioni di incertezza e che ci sguazzo bene.. lei però insiste e
mi da il suo numero, giusto in caso non riuscissi proprio a trovare
un passaggio. La ringrazio e mi avvio attraverso la piazza di
Sondrio. Attraverso la città ed entro in un bar a comprare
dell'acqua prima di uscire dal centro. La ragazza alla cassa ha la
carnagione scura e divento curioso di sapere che origini ha. Mi dice
di essere Dominicana, al che parto a parlare in Spagnolo e mi
presento. Le porgo la mano e dico “Alessandro, piacere!” e lei
subito risponde “Alessandra, piacere!”...ridiamo entrambi di
gusto, e anche questo mi pare un altro buon segno.
Saluto ancora ridendo, esco e vado
verso la statale ancora più sicuro delle mie sensazioni. La strada
inizia a salire fino al bivio che a destra sale verso la Val Malenco.
La mia onda è li, mi sento come trasportato, senza fatica e
pensieri..non mi importa del risultato, fino a che quell'entusiasmo è
con me. Cammino veloce in salita, mentre col dito distrattamente
informo le macchine di passaggio che avrei bisogno di uno strappo. Mi
fermo per fare una foto del paesaggio all'imbrunire, e subito dopo
rimetto fuori il dito per una macchina che sta arrivando. Mi fa I
fari..rallenta e accosta..guardo dentro e vedo che è !!! E' venuta
su senza neppure chiamarmi, sperando di trovarmi lungo la statale!!
Incredibile, sapevo che qualcosa sarebbe successo!! La ringrazio un
milione di volte e le dico di lasciarmi pure dove anche il bus mi
avrebbe lasciato e cioè a “Franscia” alla base della montagna a
7km dal rifugio. Da Frascia la strada, sulla mappa, risulta più
piccolina e non voglio farla arrivare fin su col buio, dovendo farsi
14km di tornanti 7 dei quali In discesa da sola al buio. Lei mi dice
che pur non promettendomi nulla, vedrà man mano com'è la strada e
se riesce mi porterà fin su. Insisto, ma non vuole sentire storie.
Ormai è buio e chiacchierando andiamo su lungo una statale
semideserta. Mi dice quasi con stupore che oggi mai avrebbe
immaginato di esser qui salendo verso le montagne, e percepisco una
note di entusiasmo nella sua voce. Arrivati al bivio per salire al
rifugio, la strada pare buona e non troppo piccola. Lei decide di
provare e dopo altri 7 km arriviamo al piazzale sopra il qual
troneggia il rifugio. Ci salutiamo, io non so davvero come
ringraziarla. Mi viene naturale chiederle di scrivermi quando arriva
a casa sana e salva. Lei esclama sorpresa che non se lo sarebbe mai
aspettato da me, essendo una cosa che di solito fanno I fratelli, I
genitori. Ecco, è questo di cui abbiamo bisogno, di rompere questi
schemi, questi muri che ci dividono e limitano la libertà.
Le sorrido e le ripeto che aspetto il
suo messaggio. Ci salutiamo e io prendo il sentierino che in cinque
minuti porta al rifugio al quale si può arrivare solo a piedi.
Mentre sto salendo penso ai tanti muri che oggi, Nica ed io abbiamo
abbattuto e della fiducia e affetto che ci siamo dimostrati, noi, due
perfetti sconosciuti.
Mi accolgono I. e i suoi colleghi. Mi
racconta che tutti erano preoccupati per me, ma anche che lei diceva
loro “tranquilli, Ale in qualche modo ce la farà, qualcosa se lo
inventerà”..
Racconto la storia della signora Nica e
restano tutti stupiti per la sua gentilezza, per la sua fiducia ad un
estraneo. Io invece non mi stupisco più, ma godo del calore che c'è
nel mondo e delle possibilità che arrivano dal vuoto fecondo.
Ripenso allo stupore di Nica di essere su per le montagne con uno che
solo uno prima non conosceva, e penso che noi esseri umani abbiamo
bisogno si di amore, di calore.. ma anche di avventura, di ignoto.. e
penso anche che se l'affetto e l'amore ci fanno stare bene, sono
l'avventura e l'ignoto a farci sentire vivi.