Mentre in questo momento nel mio paese e nel mondo si sta scatenando il caos per via di questo simpaticissimo corona virus io mi trovo a Zanzibar in riva al mare e rifletto sulla mia situazione e su cosa sia la cosa migliore da fare. Voi direte, ma sei in un posto da sogno, di che ti lamenti?
Io però vorrei raccontarvi la contradittoria stuazione di essere forzati a stare qui, soprattutto quando famiglia, amici e il proprio paese attraversano un momento così difficile.
Non è facile essere lontani in questo momento e tanto meno sapere quale sia la cosa più giusta da fare. Tramite whatsapp e facebook vivo in tempo reale la situazione e la mia testa di conseguenza ne è completamente assorbita. Il mio volo del 13 marzo è stato cancellato e per ora posticipato al 3 Aprile come minimo, ma conoscendo la compagnia è molto probabile che in via precauazionale venga spostato ancora. La mia unica alternativa sarebbe tornare tramite la Slovenia, possibilità che sto valutando ma che vorrebbe dire viaggiare per ore prima di arrivare al mio domicilio, rischiando nel viaggio di beccarmi il virus e di portarmelo a casa.
l'unità di crisi non mi risponde al numero che dovrebbe essere quello H24, pare che più nessuna compagnia voli sull'Italia, ho scritto alla Etiophian a riguardo ma anche loro non mi hanno ancora risposto, per cui per ora l'unica soluzione pare sia davvero la Slovenia. Anche li però la situazione non è delle migliori e chissà ancora per quanto resterà aperta ai voli.
Incontro spesso viaggiatori che come me sono bloccati qua o ancora non sanno di esserlo. Negli ultimi giorni un Italiana e ieri una coppia di Spagnoli. Li aiuto facendo delle chiamate per loro, traducendo dall'Inglese e assieme discutiamo la situazione e ciò che è meglio fare.
Le opinioni sul restare o partire si dividono in due, c'è chi dice resta e aspetta che finisca, c'è chi dice torna prima possibile. Per ora qui in Tanzania il virus pare non essere arrivato, è però arrivato dai vicini, in Kenya, dove già si sono registrati 3 o 4 casi, destinati ad aumentare stando all'evoluzione che sta avendo in tutti i paesi del mondo. Quanto ci metterà ad arrivare qua? E come sarà la situazione? E le possibilità di tornare?
La situazione qui è un bel rebus, sono in un posto da sogno, (seppur qui ora sia la stagione delle piogge) e sto cercando di non sprecare il mio stare qua e pure i soldi che mi costa restarci, ma la mia testa è sempre su quella finestra per rientrare che potrebbe chiudersi da un momento all'altro.
Sono diviso in due, da un lato cerco di valutare la situzione anche nel caso accadesse il peggio, dall'altro mi viene da ridere e penso chissà quando mi ricapita di restar bloccato in paradiso.
Tra i molti dubbi però una cosa è certa: ciò che ci viene negato diventa il nostro desiderio più grande. Lo vedo in tutti i post e commenti dei miei concittadini. Tutta una serie di libertà che di solito diamo per scontato e che ora che ci vengono negate diventano ora la cosa più importante, un pensiero fisso che buca il cervello.
La cosa più importante infatti, come sempre, è focalizzarsi su ciò che abbiamo, non su ciò che ci manca.
Ecco perchè qui faccio tesoro di ogni incontro, di ogni sorriso e scambio umano, perchè in fondo viaggiare è incontrare le persone, e mai come ora c'è bisogno di starci vicino e riscoprire una vicinanza interiore, empatica che non ha bisogno di quella fisica. Come il mio essere qua, fisicamente distante dal mio paese ma connesso, vicino con il cuore.
Credo questo sia il dono più grande che ci sta facendo questo virus, vedere quanto la nostra vicinanza fisica, data per scontata prima, contenesse anche delle distanze incolmabili, e allo stesso tempo ora, pur nell'impossibilità di avvicinarci l'un l'altro, siamo più vicini che mai.
Questa crisi ci sta mostrando risorse e capacità che abbiamo sempre avuto, sta a noi ora coltivarle e mettere quella connessione tra di noi al primo posto, anche e soprattutto quando la crisi sarà passata.
Io però vorrei raccontarvi la contradittoria stuazione di essere forzati a stare qui, soprattutto quando famiglia, amici e il proprio paese attraversano un momento così difficile.
Non è facile essere lontani in questo momento e tanto meno sapere quale sia la cosa più giusta da fare. Tramite whatsapp e facebook vivo in tempo reale la situazione e la mia testa di conseguenza ne è completamente assorbita. Il mio volo del 13 marzo è stato cancellato e per ora posticipato al 3 Aprile come minimo, ma conoscendo la compagnia è molto probabile che in via precauazionale venga spostato ancora. La mia unica alternativa sarebbe tornare tramite la Slovenia, possibilità che sto valutando ma che vorrebbe dire viaggiare per ore prima di arrivare al mio domicilio, rischiando nel viaggio di beccarmi il virus e di portarmelo a casa.
l'unità di crisi non mi risponde al numero che dovrebbe essere quello H24, pare che più nessuna compagnia voli sull'Italia, ho scritto alla Etiophian a riguardo ma anche loro non mi hanno ancora risposto, per cui per ora l'unica soluzione pare sia davvero la Slovenia. Anche li però la situazione non è delle migliori e chissà ancora per quanto resterà aperta ai voli.
Incontro spesso viaggiatori che come me sono bloccati qua o ancora non sanno di esserlo. Negli ultimi giorni un Italiana e ieri una coppia di Spagnoli. Li aiuto facendo delle chiamate per loro, traducendo dall'Inglese e assieme discutiamo la situazione e ciò che è meglio fare.
Le opinioni sul restare o partire si dividono in due, c'è chi dice resta e aspetta che finisca, c'è chi dice torna prima possibile. Per ora qui in Tanzania il virus pare non essere arrivato, è però arrivato dai vicini, in Kenya, dove già si sono registrati 3 o 4 casi, destinati ad aumentare stando all'evoluzione che sta avendo in tutti i paesi del mondo. Quanto ci metterà ad arrivare qua? E come sarà la situazione? E le possibilità di tornare?
La situazione qui è un bel rebus, sono in un posto da sogno, (seppur qui ora sia la stagione delle piogge) e sto cercando di non sprecare il mio stare qua e pure i soldi che mi costa restarci, ma la mia testa è sempre su quella finestra per rientrare che potrebbe chiudersi da un momento all'altro.
Sono diviso in due, da un lato cerco di valutare la situzione anche nel caso accadesse il peggio, dall'altro mi viene da ridere e penso chissà quando mi ricapita di restar bloccato in paradiso.
Tra i molti dubbi però una cosa è certa: ciò che ci viene negato diventa il nostro desiderio più grande. Lo vedo in tutti i post e commenti dei miei concittadini. Tutta una serie di libertà che di solito diamo per scontato e che ora che ci vengono negate diventano ora la cosa più importante, un pensiero fisso che buca il cervello.
La cosa più importante infatti, come sempre, è focalizzarsi su ciò che abbiamo, non su ciò che ci manca.
Ecco perchè qui faccio tesoro di ogni incontro, di ogni sorriso e scambio umano, perchè in fondo viaggiare è incontrare le persone, e mai come ora c'è bisogno di starci vicino e riscoprire una vicinanza interiore, empatica che non ha bisogno di quella fisica. Come il mio essere qua, fisicamente distante dal mio paese ma connesso, vicino con il cuore.
Credo questo sia il dono più grande che ci sta facendo questo virus, vedere quanto la nostra vicinanza fisica, data per scontata prima, contenesse anche delle distanze incolmabili, e allo stesso tempo ora, pur nell'impossibilità di avvicinarci l'un l'altro, siamo più vicini che mai.
Questa crisi ci sta mostrando risorse e capacità che abbiamo sempre avuto, sta a noi ora coltivarle e mettere quella connessione tra di noi al primo posto, anche e soprattutto quando la crisi sarà passata.