mercoledì 10 maggio 2017

"La mia prima esperienza di essere derubato.."

"Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi piani" è una frase che dico spesso quando mi si chiede che piani di viaggio abbia. Il fatto è che in un viaggio di vari mesi, con attraversamento di vari stati, mille incontri e possibilità i piani originali, partoriti dalla mente prima di partire diventano a volte poco più che linee guida. In un viaggio così essere rigidi può rendere tutto meccanico se non addirittura impossibile, al punto che non si gode nemmeno più dell'esperienza i quali frutti più dolci sono spesso casuali e regalati dal vento delle possibilità. Dico questo per raccontare come i miei piani sono del tutto cambiati quando sono stato derubato nella mia stanza, di notte a Bagamoyo.
Arrivavo qui qualche giorno prima da Saadani e dopo 180 km di sterrato ero finalmente tornato all'uniforme e comodo asfalto fino appunto alla mia meta giornaliera che era Bagamoyo. La sera appena arrivato avevo trovato una guesthouse nuova appena aperta, una stanzetta economica e carina. La missione del giorno dopo era di caricare tante foto arretrate su instagram, scrivere un pò di blog e fare un tuffo in mare per poi andare a letto presto pronto per partire l'indomani mattina per Dar es Salaam. Appena sistemata la bici e I bagagli nella stanza mi ero catapultato sulla spiaggia per un bagno dopo i 70km di sterrato fatti. Appena uscito dall'acqua mi ero messo a far verticali sul bagnasciuga e un gruppo di 15 ragazzini che anche loro facevano il bagno arrivano come api sul miele incantati dalla novità. Mi mostrano movimenti, mi sfidano in altri, scambiamo consigli e chiacchiere io con il mio Swahili da sopravvivenza e loro con la loro forza comunicativa. Si aggiunge un ragazzo ventenne studente di Dar che è qui in vacanza e che vedendomi fare dei movimenti di Capoeira mi chiede se la pratico. Ci abbracciamo, giochiamo assieme e penso a quanto assurdi siamo noi esseri umani. Due sconosciuti diventano amici in un istante accomunati da un arte Brasiliana con origini Africane, ma praticata da un Italiano e un Africano, che tramite questa riconoscono l'appartenenza ad una razza più grande e cioè quella umana diventando così amici. E' come se il solo fatto di essere entrambi Capoeristi faccia andare oltre la cultura e l'essere due perfetti estranei, perchè entrambi coscienti dei valori e dell'apertura che la Capoeira infonde.
Il giorno dopo mi sveglio e inizio a lavorare sulle foto, poi mentre stavo per uscire mi sorprende un acquazzone che durerà quasi due ore. Appena finito esco con meta un baretto intravisto il giorno prima e l'idea appunto di mettermi tranquillo a scrivere un pochino. Passo a fianco ad un galleria, Bagamoyo infatti è abbastanza famosa per I molti artisti che la popolano, e mi aggancia una ragazza locale che appena prima era seduta a lavorare su un vestito che sta creando. Chiacchieriamo e resto stupito dal suo ottimo Inglese il quale non ha neppure un forte accento Africano, cosa davvero rara qui in Tanzania dove la maggior parte delle persone non lo parla per niente. Mi invita a bere qualcosa assieme, andiamo nel bar che avevo scelto e passiamo una piacevole oretta parlando di musica, arte e molto altro. E' una persona davvero interessante, un artista piena di idee e parlarci assieme è davvero stimolante. Ci spostiamo dal bar e andiamo alla spiaggia, dove beviamo qualcosa e passiamo dell'altro tempo chiacchierando. Verso le 22 entrambi stanchi decidiamo di tornare verso il centro, io già pregustando il meritato riposo e sperando in una notte di buon sonno per iniziare a pedalare presto il giorno dopo verso Dar es Salaam. Lei mi accompagna verso la mia guesthouse e quando siamo la entra nella stanza con me mentre io già inizio a pensare di salutarla e andare a dormire. Capisco che tornare a casa per lei non è una priorità e inizio a dire quanto sono stanco e quanto non vedo l'ora di andare a dormire per farle capire che è giunto il momento di salutarci. Visto lo scarso effetto le dico gentilmente che ora vorrei stare da solo ma lei cerca di evitare il discorso e quando manifesto chiaramente il mio desiderio di stare da solo mi dice che data l'ora e il fatto che abita lontano ha paura a tornare a casa da sola e vorrebbe restare a dormire da me. Devo ammettere che non vorrei proprio, primo perchè ho bisogno di dormire da solo e poi perchè al di la di tutte le buone impressioni è comunque poco più di una sconosciuta e non so se posso fidarmi di lei fino a questo punto. Dico gentilmente di no ma lei insiste che a quest'ora è pericoloso e promette di rannicchiarsi in un angolino del letto per non disturbare. Insisto ancora un pò ma poi la stanchezza e la sua testardaggine mi fanno desistere e penso che non sarà poi la fine del mondo e che posso chiudere la porta a due mandate e nascondere la chiave quando lei non se ne accorge così da sentirmi più sicuro. E così, mentre lei già si addormentava, io ma la prendevo comoda con la doccia per poi nascondere la chiave in un posto sicuro impossibile da trovare se mai, seguendo I timori della mia mente, avesse dovuto passargli per la testa di prendere qualcosa e scappare. Chiudo la finestra accanto al letto e vado a quella in fondo alla stanza. Attraverso le inferiate chiudo le zanzariere ma lascio il vetro apero per il gran caldo che faceva. Ok la porta è chiusa a due mandate e alle finestre ci sono le inferiate, pare tutto sotto controllo. Mi stendo anch'io sul letto e cerco di dormire. Faccio fatica ad addormentarmi a causa della sua presenza come immaginavo, fino a che stanco dalla giornata finalmente svengo.
In piena fase REM, verso le 3.30 vengo svegliato da un rumore di qualcosa che cade al suolo. Mi sveglio di soprassalto accendo la luce e vedo la borsa frontale della mia bici sul pavimento, aperta, giusto sotto la finestra. Panico. La borsa in questione l'avevo messa sotto al letto lontano dalla finestra e mezza incastrata sotto il letto all'altezza della mia testa. Si sveglia anche la mia ospite e chiede che sta succedendo. Do uno sguardo fuori dalla finestra e vedo per terra il mio zainetto dove c'era la fotocamera nuova più altri gadget, vedo la custodia aperta, vuota. Mentre mi muovo freneticamente le dico mi hanno appena derubato e devo capire cos'ho perso, cosa fare, dove andare...e...sto andando in panico. Mentre frugo nella scatola, la mente in affanno e il cuore fermo, la conferma del mio timore arriva quando non trovo la borsetta della carta di credito e...NO...IL PASSAPORTO!!! SONO FOTTUTO!!! Era in una bustina attaccata col velcro alla parete interna della scatola, avranno pensato contenesse denaro ma in realtà c'erano i documenti. Lei dice che devono avermi tenuto d'occhio già da ieri, poi cerca di tranquillizzarmi e razionalizzare. Usciamo a recuperare lo zainetto vuoto e guardare cos'è rimasto. Incontriamo il tipo della sicurezza che sembra stesse gironzolando e non in stand by come mi aspetterei di trovarlo. Gli diciamo dell'accaduto e lui dice che se la sentiva, inveendo contro gli ignoti. Mi torna in mente un evento strano accaduto la notte precedente. Verso le 4 sento bussare alla finestra accanto al letto e all'esterno della guesthouse vedo un omino basso a petto nudo e che puntandomi la luce negli occhi mi dice convulsamente di chiudere le finestre perchè sennò qualcuno può allungare un braccio e rubare. Intontito faccio per chiuderla ma essendo la finestra fuori dall'inferiata e con un sistema di chiusura strano perdo un pò di tempo. Nel frattempo il tizio mi dice di aprirgli la stanza che così mi aiuta. Io lo guardo come fosse un alieno e gli rispondo che ora nel mezzo della notte non aprirei neppure al papa in personae che lo ringrazio ma faccio da solo. Chiudo, lui se ne va e la cosa finisce la. L'unica cosa, sposto tutto il più lontano possibile dalla finestra aperta in modo che un braccio per quanto lungo non potrebbe raggiungere nulla di importante. Scoprirò solo il giorno dopo che il tizio in questione era l'uomo della sicurezza, lo stesso che ora di fronte a me dice che se la sentiva. Usciamo con la speranza che i ladri, avendo visto che dentro la bustina non c'erano soldi ma solo documenti, l'avessero gettata in un angolo, ma niente non c'è traccia da nessuna parte. Ok, capisco che ormai è andata, c'è ben poco che posso fare nell'immediato e soprattutto devo ragionare a mente fredda e capire come muovermi da questa situazione. Sono le 4 di mattina, ma di tornare a dormire non se ne parla e decidiamo di uscire e andare all'ufficio turismo per chiamare il responsabile e chiedere consiglio. Lui ci potrà dare il nome del ragazzo che il giorno prima mi aveva accompagnato alla guesthouse, chissà potrebbe essere coinvolto in qualche modo. Il responsabile ci dice il nome e ci consiglia di aspettare l'arrivo del giorno e come prima cosa andare alla polizia. La tipa mi sconsiglia di andare alla polizia sostenendo che non serve a un granché, ma io le ricordo che ho bisogno di un documento ora che non ho più il passaporto. Mi consiglia però di andare a parlare con la proprietaria di un ostello, una bianca del Sud Africa che secondo lei è davvero in gamba e potrà aiutarmi. Così facciamo, svegliandola nel cuore della notte. Lei si dimostra davvero gentile e umana e ci conferma come prima cosa di andare alla polizia per poi vedere come si sviluppa la situazione, tuttavia per ora secondo lei è meglio tornare a dormire e cercare di riposare. Gironzoliamo ancora un pò, pensando, ragionando su ogni istante dell'accaduto e cercando un qualche filo di Arianna. Tuttavia, stanchi morti, finiamo per tornare alla guesthouse e, questa volta ben chiusi finestre comprese, sveniamo per qualche ora. La mattina dopo mi preparo per traslocare. L'idea è trasferirmi all'ostello della bianca del Sud Africa e subito dopo andare alla stazione di polizia. La tipa, che ancora mi segue e supporta, ripete che non ha senso andare dalla polizia, ma io insisto e le dico che ho bisogno di lei anche perchè a questo punto è l'unico mio ponte con lo Swahili visto che quasi nessuno dei locali parla Inglese. Andiamo alla stazione di polizia e appena fatta la denuncia succede l'inaspettato. Ci chiedono come ci siamo conosciuti e io dico la verità, che abbiamo chiacchierato e poi la sera vista l'ora le ho permesso di dormire da me per non farla rischiare inutilmente. Lei su questo punto mi aveva chiesto più volte di mentire dicendo che ci eravamo salutati la sera e rivisti la mattina. A me però non andava di mentire anche perchè non ci vedevo nulla di male nel fatto di averla ospitata. Poco dopo però degli agenti la prendono in disparte e iniziano a parlare con lei mentre io seguo le procedure burocratiche. Uno di questi poi mi invita a raggiungerli dove nel giardinetto stanno parlando con la tipa. Appena arrivo lei mi guarda con due occhi terrorizzati e mi prende il braccio e dice disperata, questi mi mettono dentro, mi vogliono mettere dentro!! Io confuso rispondo che non ha senso e che non si deve preoccupare, perchè mai dovrebbero farlo? Viene allontanata da un agente che vuole continuare a interrogarla e mi vengono chiesti altri particolari. Capisco che la stanno sospettando, soprattutto sapendo che ha dormito nella mia stanza. Rispiego gli eventi e come il tutto è sia avvenuto da fuori, senza la minima azione da parte sua che per altro stava dormendo quando ho acceso la luce. Tuttavia gli agenti insistono e mi fanno capire che dovrei aprire il caso contro di lei.
Torna l'agente che l'ha presa da parte e dice che secondo lui la mia roba è nella sua borsa che tra l'altro lei ha lasciato al secondo ostello prima di venire con me alla polizia. Io ribadisco che per come sono andati gli eventi lei non ha mosso un dito e di certo la mia roba non può essere nella sua borsa. L'agente però insiste e quindi montiamo tutti in una volante della polizia e andiamo all'ostello, dove controllando nella sua borsa ovviamente non troveremo nulla come già sapevo. Mi lasciano all'ostello e se la riportano alla polizia perchè nonostante tutto ancora la sospettano. Finalmente mi rilasso un pò e inizio a fare qualche chiamata e a fare il punto della situazione. Dopo qualche ora mi chiama Il Capitano chiedendomi di venire subito perchè devo decidere se aprire o no il caso contro di lei. Vado li e mi viene chiesto di dichiarare e firmare se voglio o no procedere e perchè. Io ovviamente dico di no, perchè non ho nessuna prova ed evidenza di nessun tipo che possa in qualche modo essere stata lei o che sia avvenuto tramite lei. Compilo la dichiarazione e firmo, e lei uscendo dal comando e tornando verso il villaggio mi ringrazia e mi dice che le ho salvato la vita, e io tiro un sospiro di sollievo perchè almeno la situazione sta iniziando a prendere una forma stabile e dalla quale potrò capire come muovermi.
Parlando poi con vari abitanti locali, questo tipo di furti attraverso la finestra e con qualcosa di lungo per afferrare le cose è molto comune da queste parti. E in effetti non c'è bisogno di nessun tipo di complice all'interno per poter agire. Basta spiare con una torcia quello che si può “agganciare” e andare all'azione pescando quello che si riesce. Ovvio che nel caso di un viaggiatore poi c'è sempre qualcosa di buono e di valore da pescare.


Finisce così la mia avventura di venir derubato, e inizia in quei giorni l'epopea dell'aggiustare la situazione e trovare un adattamento accettabile. Tra le prime cose fatte infatti c'era stato chiamare l'ambasciata, che mi aveva subito confermato che non era possibile ricevere un passaporto regolare, ma soltanto uno temporaneo solo per rimpatriare. Il mio viaggio per come lo intendevo quindi era ovviamente terminato, ma non potevo neppure tornare con la coda tra le gambe e in qualche modo volevo dare senso a questo nuovo capitolo in qualche modo. Ecco quindi che passavo una settimana nell'ostello un pò per riprendermi ma più che altro che riorganizzare il viaggio senza più una carta di credito e decidere come sfruttare il tempo ancora valido del mio visto in Tanzania. I giorni passati all'ostello tuttavia sono stati interessanti e con alcuni momenti degni di nota dei quali racconterò a breve.

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