"Se
vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi piani" è una frase che
dico spesso quando mi si chiede che piani di viaggio abbia. Il fatto
è che in un viaggio di vari mesi, con attraversamento di vari stati,
mille incontri e possibilità i piani originali, partoriti dalla
mente prima di partire diventano a volte poco più che linee guida.
In un viaggio così essere rigidi può rendere tutto meccanico se non
addirittura impossibile, al punto che non si gode nemmeno più
dell'esperienza i quali frutti più dolci sono spesso casuali e
regalati dal vento delle possibilità. Dico questo per raccontare
come i miei piani sono del tutto cambiati quando sono stato derubato
nella mia stanza, di notte a Bagamoyo.
Arrivavo
qui qualche giorno prima da Saadani e dopo 180 km di sterrato ero
finalmente tornato all'uniforme e comodo asfalto fino appunto alla
mia meta giornaliera che era Bagamoyo. La sera appena arrivato avevo
trovato una guesthouse nuova appena aperta, una stanzetta economica e
carina. La missione del giorno dopo era di caricare tante foto
arretrate su instagram, scrivere un pò di blog e fare un tuffo in
mare per poi andare a letto presto pronto per partire l'indomani
mattina per Dar es Salaam. Appena sistemata la bici e I bagagli nella
stanza mi ero catapultato sulla spiaggia per un bagno dopo i 70km di
sterrato fatti. Appena uscito dall'acqua mi ero messo a far verticali
sul bagnasciuga e un gruppo di 15 ragazzini che anche loro facevano
il bagno arrivano come api sul miele incantati dalla novità.
Mi mostrano movimenti, mi sfidano in altri, scambiamo
consigli e chiacchiere io con il mio Swahili da sopravvivenza e loro
con la loro forza comunicativa. Si aggiunge un ragazzo ventenne
studente di Dar che è qui in vacanza e che vedendomi fare dei
movimenti di Capoeira mi chiede se la pratico. Ci abbracciamo,
giochiamo assieme e penso a quanto assurdi siamo noi esseri umani.
Due sconosciuti diventano amici in un istante accomunati da un arte
Brasiliana con origini Africane, ma praticata da un Italiano e un
Africano, che tramite questa riconoscono l'appartenenza ad una razza
più grande e cioè quella umana diventando così amici. E' come se
il solo fatto di essere entrambi Capoeristi faccia andare oltre la
cultura e l'essere due perfetti estranei, perchè entrambi coscienti
dei valori e dell'apertura che la Capoeira infonde.
Il
giorno dopo mi sveglio e inizio a lavorare sulle foto, poi mentre
stavo per uscire mi sorprende un acquazzone che durerà quasi due
ore. Appena finito esco con meta un baretto intravisto il giorno
prima e l'idea appunto di mettermi tranquillo a scrivere un pochino.
Passo a fianco ad un galleria, Bagamoyo infatti è abbastanza famosa
per I molti artisti che la popolano, e mi aggancia una ragazza locale
che appena prima era seduta a lavorare su un vestito che sta creando.
Chiacchieriamo e resto stupito dal suo ottimo Inglese il quale non ha
neppure un forte accento Africano, cosa davvero rara qui in Tanzania
dove la maggior parte delle persone non lo parla per niente. Mi
invita a bere qualcosa assieme, andiamo nel bar che avevo scelto e
passiamo una piacevole oretta parlando di musica, arte e molto altro.
E' una persona davvero interessante, un artista piena di idee e
parlarci assieme è davvero stimolante. Ci spostiamo dal bar e
andiamo alla spiaggia, dove beviamo qualcosa e passiamo dell'altro
tempo chiacchierando. Verso le 22 entrambi stanchi decidiamo di
tornare verso il centro, io già pregustando il meritato riposo e
sperando in una notte di buon sonno per iniziare a pedalare presto il
giorno dopo verso Dar es Salaam. Lei mi accompagna verso la mia
guesthouse e quando siamo la entra nella stanza con me mentre io già
inizio a pensare di salutarla e andare a dormire. Capisco che tornare
a casa per lei non è una priorità e inizio a dire quanto sono
stanco e quanto non vedo l'ora di andare a dormire per farle capire
che è giunto il momento di salutarci. Visto lo scarso effetto le
dico gentilmente che ora vorrei stare da solo ma lei cerca di evitare
il discorso e quando manifesto chiaramente il mio desiderio di stare
da solo mi dice che data l'ora e il fatto che abita lontano ha paura
a tornare a casa da sola e vorrebbe restare a dormire da me. Devo
ammettere che non vorrei proprio, primo perchè ho bisogno di dormire
da solo e poi perchè al di la di tutte le buone impressioni è
comunque poco più di una sconosciuta e non so se posso fidarmi di
lei fino a questo punto. Dico gentilmente di no ma lei insiste che a
quest'ora è pericoloso e promette di rannicchiarsi in un angolino
del letto per non disturbare. Insisto ancora un pò ma poi la
stanchezza e la sua testardaggine mi fanno desistere e penso che non
sarà poi la fine del mondo e che posso chiudere la porta a due
mandate e nascondere la chiave quando lei non se ne accorge così da
sentirmi più sicuro. E così, mentre lei già si addormentava, io ma
la prendevo comoda con la doccia per poi nascondere la chiave in un
posto sicuro impossibile da trovare se mai, seguendo I timori della
mia mente, avesse dovuto passargli per la testa di prendere qualcosa
e scappare. Chiudo la finestra accanto al letto e vado a quella in
fondo alla stanza. Attraverso le inferiate chiudo le zanzariere ma
lascio il vetro apero per il gran caldo che faceva. Ok la porta è
chiusa a due mandate e alle finestre ci sono le inferiate, pare tutto
sotto controllo. Mi stendo anch'io sul letto e cerco di dormire.
Faccio fatica ad addormentarmi a causa della sua presenza come
immaginavo, fino a che stanco dalla giornata finalmente svengo.
In
piena fase REM, verso le 3.30 vengo svegliato da un rumore di
qualcosa che cade al suolo. Mi sveglio di soprassalto accendo la luce
e vedo la borsa frontale della mia bici sul pavimento, aperta, giusto
sotto la finestra. Panico. La borsa in questione l'avevo messa sotto
al letto lontano dalla finestra e mezza incastrata sotto il letto
all'altezza della mia testa. Si sveglia anche la mia ospite e chiede
che sta succedendo. Do uno sguardo fuori dalla finestra e vedo per
terra il mio zainetto dove c'era la fotocamera nuova più altri
gadget, vedo la custodia aperta, vuota. Mentre mi muovo
freneticamente le dico mi hanno appena derubato e devo capire cos'ho
perso, cosa fare, dove andare...e...sto andando in panico. Mentre
frugo nella scatola, la mente in affanno e il cuore fermo, la
conferma del mio timore arriva quando non trovo la borsetta della
carta di credito e...NO...IL PASSAPORTO!!! SONO FOTTUTO!!! Era in una
bustina attaccata col velcro alla parete interna della scatola,
avranno pensato contenesse denaro ma in realtà c'erano i documenti.
Lei dice che devono avermi tenuto d'occhio già da ieri, poi cerca di
tranquillizzarmi e razionalizzare. Usciamo a recuperare lo zainetto
vuoto e guardare cos'è rimasto. Incontriamo il tipo della sicurezza
che sembra stesse gironzolando e non in stand by come mi aspetterei
di trovarlo. Gli diciamo dell'accaduto e lui dice che se la sentiva,
inveendo contro gli ignoti. Mi torna in mente un evento strano
accaduto la notte precedente. Verso le 4 sento bussare alla finestra
accanto al letto e all'esterno della guesthouse vedo un omino basso a
petto nudo e che puntandomi la luce negli occhi mi dice convulsamente
di chiudere le finestre perchè sennò qualcuno può allungare un
braccio e rubare. Intontito faccio per chiuderla ma essendo la
finestra fuori dall'inferiata e con un sistema di chiusura strano
perdo un pò di tempo. Nel frattempo il tizio mi dice di aprirgli la
stanza che così mi aiuta. Io lo guardo come fosse un alieno e gli
rispondo che ora nel mezzo della notte non aprirei neppure al papa in
personae che lo ringrazio ma faccio da solo. Chiudo, lui se ne va e
la cosa finisce la. L'unica cosa, sposto tutto il più lontano
possibile dalla finestra aperta in modo che un braccio per quanto
lungo non potrebbe raggiungere nulla di importante. Scoprirò solo il
giorno dopo che il tizio in questione era l'uomo della sicurezza, lo
stesso che ora di fronte a me dice che se la sentiva. Usciamo con la
speranza che i ladri, avendo visto che dentro la bustina non c'erano
soldi ma solo documenti, l'avessero gettata in un angolo, ma niente
non c'è traccia da nessuna parte. Ok, capisco che ormai è andata,
c'è ben poco che posso fare nell'immediato e soprattutto devo
ragionare a mente fredda e capire come muovermi da questa situazione.
Sono le 4 di mattina, ma di tornare a dormire non se ne parla e
decidiamo di uscire e andare all'ufficio turismo per chiamare il
responsabile e chiedere consiglio. Lui ci potrà dare il nome del
ragazzo che il giorno prima mi aveva accompagnato alla guesthouse,
chissà potrebbe essere coinvolto in qualche modo. Il responsabile ci
dice il nome e ci consiglia di aspettare l'arrivo del giorno e come
prima cosa andare alla polizia. La tipa mi sconsiglia di andare alla
polizia sostenendo che non serve a un granché, ma io le ricordo che
ho bisogno di un documento ora che non ho più il passaporto. Mi
consiglia però di andare a parlare con la proprietaria di un
ostello, una bianca del Sud Africa che secondo lei è davvero in
gamba e potrà aiutarmi. Così facciamo, svegliandola nel cuore della
notte. Lei si dimostra davvero gentile e umana e ci conferma come
prima cosa di andare alla polizia per poi vedere come si sviluppa la
situazione, tuttavia per ora secondo lei è meglio tornare a dormire
e cercare di riposare. Gironzoliamo ancora un pò, pensando,
ragionando su ogni istante dell'accaduto e cercando un qualche filo
di Arianna. Tuttavia, stanchi morti, finiamo per tornare alla
guesthouse e, questa volta ben chiusi finestre comprese, sveniamo per
qualche ora. La mattina dopo mi preparo per traslocare. L'idea è
trasferirmi all'ostello della bianca del Sud Africa e subito dopo
andare alla stazione di polizia. La tipa, che ancora mi segue e
supporta, ripete che non ha senso andare dalla polizia, ma io insisto
e le dico che ho bisogno di lei anche perchè a questo punto è
l'unico mio ponte con lo Swahili visto che quasi nessuno dei locali
parla Inglese. Andiamo alla stazione di polizia e appena fatta la
denuncia succede l'inaspettato. Ci chiedono come ci siamo conosciuti
e io dico la verità, che abbiamo chiacchierato e poi la sera vista
l'ora le ho permesso di dormire da me per non farla rischiare
inutilmente. Lei su questo punto mi aveva chiesto più volte di
mentire dicendo che ci eravamo salutati la sera e rivisti la mattina.
A me però non andava di mentire anche perchè non ci vedevo nulla di
male nel fatto di averla ospitata. Poco dopo però degli agenti la
prendono in disparte e iniziano a parlare con lei mentre io seguo le
procedure burocratiche. Uno di questi poi mi invita a raggiungerli
dove nel giardinetto stanno parlando con la tipa. Appena arrivo lei
mi guarda con due occhi terrorizzati e mi prende il braccio e dice
disperata, questi mi mettono dentro, mi vogliono mettere dentro!! Io
confuso rispondo che non ha senso e che non si deve preoccupare,
perchè mai dovrebbero farlo? Viene allontanata da un agente che
vuole continuare a interrogarla e mi vengono chiesti altri
particolari. Capisco che la stanno sospettando, soprattutto sapendo
che ha dormito nella mia stanza. Rispiego gli eventi e come il tutto
è sia avvenuto da fuori, senza la minima azione da parte sua che per
altro stava dormendo quando ho acceso la luce. Tuttavia gli agenti
insistono e mi fanno capire che dovrei aprire il caso contro di lei.
Torna
l'agente che l'ha presa da parte e dice che secondo lui la mia roba è
nella sua borsa che tra l'altro lei ha lasciato al secondo ostello
prima di venire con me alla polizia. Io ribadisco che per come sono
andati gli eventi lei non ha mosso un dito e di certo la mia roba non
può essere nella sua borsa. L'agente però insiste e quindi montiamo
tutti in una volante della polizia e andiamo all'ostello, dove
controllando nella sua borsa ovviamente non troveremo nulla come già
sapevo. Mi lasciano all'ostello e se la riportano alla polizia perchè
nonostante tutto ancora la sospettano. Finalmente mi rilasso un pò e
inizio a fare qualche chiamata e a fare il punto della situazione.
Dopo qualche ora mi chiama Il Capitano chiedendomi di venire subito
perchè devo decidere se aprire o no il caso contro di lei. Vado li e
mi viene chiesto di dichiarare e firmare se voglio o no procedere e
perchè. Io ovviamente dico di no, perchè non ho nessuna prova ed
evidenza di nessun tipo che possa in qualche modo essere stata lei o
che sia avvenuto tramite lei. Compilo la dichiarazione e firmo, e lei
uscendo dal comando e tornando verso il villaggio mi ringrazia e mi
dice che le ho salvato la vita, e io tiro un sospiro di sollievo
perchè almeno la situazione sta iniziando a prendere una forma
stabile e dalla quale potrò capire come muovermi.
Parlando
poi con vari abitanti locali, questo tipo di furti attraverso la
finestra e con qualcosa di lungo per afferrare le cose è molto
comune da queste parti. E in effetti non c'è bisogno di nessun tipo
di complice all'interno per poter agire. Basta spiare con una torcia
quello che si può “agganciare” e andare all'azione pescando
quello che si riesce. Ovvio che nel caso di un viaggiatore poi c'è
sempre qualcosa di buono e di valore da pescare.
Finisce
così la mia avventura di venir derubato, e inizia in quei giorni
l'epopea dell'aggiustare la situazione e trovare un adattamento
accettabile. Tra le prime cose fatte infatti c'era stato chiamare
l'ambasciata, che mi aveva subito confermato che non era possibile
ricevere un passaporto regolare, ma soltanto uno temporaneo solo per
rimpatriare. Il mio viaggio per come lo intendevo quindi era
ovviamente terminato, ma non potevo neppure tornare con la coda tra
le gambe e in qualche modo volevo dare senso a questo nuovo capitolo
in qualche modo. Ecco quindi che passavo una settimana nell'ostello
un pò per riprendermi ma più che altro che riorganizzare il viaggio
senza più una carta di credito e decidere come sfruttare il tempo
ancora valido del mio visto in Tanzania. I giorni passati all'ostello
tuttavia sono stati interessanti e con alcuni momenti degni di nota
dei quali racconterò a breve.
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