Sono appena entrato alla central
library, la biblioteca che serve questa zona di Bristol, a 5 minuti
dall'ostello. Arrivo da una breve passeggiata apparentemente corta e
banale attraverso persone, macchine, edifici e strade. Banale
all'occhio esterno ma piccolo viaggio al mio interno, nel lasciar
volare le emozioni seguendo dei pezzi di “Femi Kuti” figlio del
mitico “Fela Kuti”. In particolare canzoni come “Survival” e
“Frustrations”, musica che mi porta lontano, mi sintonizza col
mio nucleo, e all'istante rende assurdo il mio essere qui in questo
ordine formale e fatto di persone che si fanno piccole
piccole per entrare ognuna nel suo quadratino assegnatole. Mentre cammino volo in un luogo non fisico che non è
Uganda, non è Italia, non è Islanda..non è da nessuna parte e allo
stesso tempo è in tutti i luoghi in cui sono stato e che ho dipinto
con questi colori, con questo fluido denso. E' la camera di
combustione di un vulcano sempre attivo sotto l'aspetto di uno
dormiente, formalizzato e inserito in questo mondo. La canzone che
ascolto è come un diapason, come un “la” che fa risuonare e
manda in risonanza qualcosa di sempre presente, che cerco sempre di
razionalizzare ma che forse ha poco senso farlo. Come una valanga che
è li, ad aspettare quell'eco, quel richiamo che si espande e fa
rompere l'ultima resistenza che la trattiene. Sono il rebus di
sempre, anzi ogni giorno di più, ogni esperienza più in carne viva,
più aperto quel canale e più potente la valanga. Piedi per terra, e
testa e cuore a rincorrersi nei cieli del mondo, nei cieli delle
possibilità, delle dimensioni e degli universi dentro e fuori di me.
Poi una volta scaricata la pressione, scesa la valanga tutto torna
tranquillo, una specie di pacifica apatia, anti-camera di una nuova
esplosione. Siamo oscillazione, siamo cicli, vibrazione, energia
pura. Siamo vita e morte, apertura e chiusura, siamo ordine e caos.
Siamo questo è infinitamente di più, e contenerci e definirci ci
ammazza e taglia fuori connessioni vitali, ossigeno per l'anima che
inizia a morire.
Torno alla realtà e mi guardo intorno.
Vedo ognuno perso nel suo pc, nella sua pagina internet intenti a
cercare...ma non tanto per “trovare”, piuttosto per “cercare di
non pensare” ecco la verità. L'ennesima distrazione per stare
lontani da quella potenza che abbiamo. Ammutolire la nostra voce
interiore per evitare che la sua eco scateni la valanga.
Questa introduzione non era per nulla
prevista, ma mi ha supplicato di essere scritta, ha chiesto che le
dessi voce e di essere protagonista e diapason di questo primo post
Inglese.
Sono qua da una settimana giusta e come
sempre mi pare un secolo. In questi giorni mi son dato da fare per
fare mio questo posto e sentirlo famigliare. Mi sono iscritto ad una
palestra in cui c'è sauna bagno turco e piscina. Ho frequentato il
gruppo di Capoeira Angola e da entrambe la parti ho già stretto dei
rapporti che mi fanno sentire un po' a casa. Da questo punto di vista
sono soddisfatto, era il mio obiettivo di mettermi alla prova in un
posto nuovo e avere a breve attività e amici che me ne facessero
sentire parte. Dall'altro però ho attraversato delle piccole grandi
tempeste interiori, dei terribili rigurgiti di passato prossimo e
remoto che hanno proiettato ombre scure e tanti dubbi e domande
scottanti.
Una settimana fa a quest'ora ero in
viaggio verso Bristol, in macchina con Robert un ex viaggiatore
vagabondo con un esperienza di autostoppista di tutto rispetto.
Appena mi ha visto non credeva ai suoi occhi. Era davvero tanto che
non vedeva più qualcuno fare l'auto-stop e non ci ha pensato due
volte per decidere di fermarsi. Arrivavo così a Bristol dopo due
belle ore di chiacchiere, dopo la soddisfazione di aver iniziato col
piede giusto, a modo mio, fuori dagli schemi e in contatto con la
gente, che è il cuore di ogni luogo. La
sera all'ostello scrivevo un primo post che non ho mai pubblicato
perchè nei giorni successivi ero entrato in quella bufera interiore
che rendeva tutto ciò che avevo scritto così anacronistico, così
incoerente. Vorrei riportarlo ora però, perchè credo molto nella
spontaneità della scrittura che deve catturare il momento, e che
quando passa diventa più una cronostoria che un canale vero e
proprio.
Ecco cosa scrivevo quella sera e il
giorno dopo camminando per la città..
Domenica 17 Gennaio ore 22:00
Mi siedo a scrivere un po' ai tavolini
della zona comune dell'ostello. Poco fa ho chiacchierato con la
“famiglia” di viaggiatori, di cui la maggior parte spagnoli che
vivono qui nell'ostello. Dico “vivono” non a caso visto che
alcuni sono qua da 2, 3 6 mesi fino addirittura un anno. Non riesco
neppure a immaginare di stare in un ostello così a lungo. Il mio
record massimo è stato l'anno scorso a Oxford standoci quasi 3
settimane e cambiando dormitorio almeno due o tre volte la settimana,
e già così è stato abbastanza. Sono tornato da poco da un ottima
cenetta in un ristorante Indiano a due passi dall'ostello. Prima di
cena mi ero fiondato in una spa qui a quattrocento metri che ho
scovato dopo quasi un ora di ricerche su internet e dopo aver
scartato almeno dieci posti trovati per via dell'orario di chiusura,
la distanza e il prezzo. Con un colpo di fortuna trovo un centro
benessere vicinissimo e con un prezzo davvero ottimo, solo sette
sterline e cinquanta con l'accesso alla palestra, la piscina con a
fianco vasca idromassaggio, sauna e bagno turco!! Non chiedo di
meglio per iniziare bene la mia storia in questa città, e non c'è
di meglio per conoscere locali e sentirsi già un po' inserito. Entro
subito in sauna e come sempre si apre un portale magico e pare di
conoscersi tutti da molto. Ho ricordi di tutte le saune degli ultimi
quattro anni tra Europa, Centro America e Africa. Saune in Islanda,
Svizzera, Germania, Guatemala, Uganda non importa in che paese,
appena si chiude la porta nasce una specie di intesa, di curiosità
di conoscersi. Stasera è successo lo stesso, quando dopo aver rotto
il ghiaccio (..cosa abbastanza automatica in sauna..), si è iniziato
a chiacchierare, scherzare che quasi pareva un mercato. C'erano una
coppia del Malawi che vive da molti anni in Inghilterra, un Inglese
di colore, una Tailandese e una ragazza Inglese...ed ovviamente io
che ero arrivato da sole tre ore ma che in quel contesto mi pareva di
essere qui da almeno una settimana.
Questo nuovo viaggio è iniziato con
una forza formidabile. Tornando per un istante nei sedili dell'aereo
per Londra, questo è il fluido denso delle mie emozioni, che quasi
in trance riportavo rapidamente sulle note del cellulare per non
perderle..
“L'aereo sta già rullando, tra poco
i motori inizieranno ad urlare ed in un preciso istante avverrà la
magia; le ruote sulle quali ora poggia tutto, all'improvviso si
troveranno a girare nel vuoto quando le ali saranno pronte, e il
sogno di volare diventerà ancora una volta realtà. Con questa
immagine in testa, eccomi qua, di nuovo solo, verso una nuova
avventura e nuovi orizzonti, anch'io pronto a staccare le mie ruote
interiori e seguire quel sogno di “volare” che ogni essere umano
ha. Quella pazza rincorsa in un gesto atletico al limite,
focalizzato, in attesa di sentirsi portare dall'aria, dalla vita.
Ascolto dei pezzi dei Perfect Circle, canzoni cariche che muovono
energie e visioni.
Una volta questi moti erano un po' a
fondo perduto, a vuoto, mandando il motore ai massimi giri senza
carico, senza trasformare quell'immensa forza motrice in movimento,
in trazione. Ora però col tempo sento che sono sempre più
allineato, sento che è sempre meno uno spreco e che quella potenza
può diventare energia cinetica, può diventare spinta. Ecco che
mille sbagli, mille esperienze, mille sprechi, mille strade giuste o
meno hanno insegnato a scartare il superfluo, fanno perdere la
zavorra e maturare quel rapporto tra motore e ruote. Crescere,
maturare, e forse invecchiare dovrebbero essere così..un lento ma
graduale e cosciente trasferimento della potenza dalle “ruote”
alle “ali”, dalla forza fisica a quella interiore. Spostando il
punto di appoggio dal corpo all'anima, proprio come l'aereo vola
grazie alla collaborazione tra le ruote e le ali. Sto per entrare
nell'ignoto, e come sempre vedo la partenza come un imbuto. Non c'è
altra via e passarci attraverso e un po' come morire, ridursi al
minimo..si passa solo con l'essenziale. E l'essenziale è la nostra
parte più intima, più vera e forse insapore, vergine, pura
coscienza. Chi siamo senza i nostri limiti? Chi siamo senza i nostri
punti di forza? Chi siamo senza le cose che non ci piacciono ma che
per assurdo ce le teniamo così strette perchè ci danno sicurezza?
Siamo un cuore che batte, siamo un cervello fresco, ricettivo, siamo
possibilità infinite, siamo coscienza in movimento, siamo l'aria
stessa che ci sorregge e nella quale voliamo. Ho sempre sofferto
molto questa transizione, ancorato ai miei sapori, i miei umori. Ho
anche sempre sognato di saper vivere diversamente questo cambio di
sintonia. Ora che, forse, sta accadendo non mi pare vero, sono
sopraffatto dall'emozione e tutto mi sembra più facile, possibile.
So che avrò momenti duri, pazienza, questo intanto è un buon
inizio. Questo mese a casa è stato bello, duro, profondo,
importante, ennesimo esame e test. Fisiologica chiusura dopo
l'espansione in Africa. Apertura e chiusura, esercizio e riposo. Ora
come una molla ricaricata, al punto di massima compressione, faccio
scattare il meccanismo e, inarrestabile, tutta l'energia diventa
propulsione.”
Lunedì 18 Gennaio
Esco dall'ostello e cammino per la
città. Sposto l'attenzione sulla mia antenna. Vivo a "denti stretti tra cielo e terra" come dice una bella canzone dei Dahmm.
So di essere ancora in
quella terra di nessuno in cui tutto è nuovo, e in questa landa
aperta vedo nuvole nere all'orizzonte. Le conosco, sono le mie solite
tempeste, vecchie compagne..e so che presto dovrò affrontarle, la
mareggiata mi travolgerà e di nuovo morirò e rinascerò. Mi
spaventa un po', ma so che per raggiungere le vette più alte bisogna
saper esplorare gli abissi più profondi. Come un Guerriero sfioro la
mia spada, svuoto la mente e con lo sguardo fiero scruto l'orizzonte.
Ed ora torno al presente, alla Central
Library. Riprendo il filo e mi preparo ad uscire, a tornare alla
realtà fatta di incontri, momenti, esami e speranze. Sto iniziando a
gustare questa convivenza in ostello e a guardare con curiosità il
via di vite e destini che c'è qui, ma questa è un'altra storia e ne
parlerò in un altro momento.