In questi giorni di stallo mi sento un pò quasi come fosse finito il viaggio e stessi ripensando alle mirabolanti esperienze vissute.
Me ne vengono in mente alcune di forti.
In particolare ripenso a quando ho avuto la fortuna di partecipare ad un funerale in Tanzania.
Li ho scoperto cosa fosse la vera ospitalità Africana, cosa volesse dire sentirsi incluso, accettato e trattato come uno di loro.
Dovete sapere che in Afrca i funerali non hanno nulla a che fare con le cerimonie di lutto che noi tutti conosciamo.
Qui è davvero facile passare a pochi metri da una tale cerimonia e pensare sia una qualche sorta di festa.
Musica a palla, decine e centinaia di persone e sorrisi, dialoghi, partecipazione.
Un giorno, mentre mangiavo un anguria al lato della strada vedevo sfrecciarmi accanto decine di moto taxi e camion strapieni di gente, che dalla statale erano tutti diretti verso un villaggio inerpicato sulla collina.
La mia incurabile curiosità mi spingeva a seguirli scoprendo che si trattava di un funerale. Arrivato al villaggio conoscevo una ragazza che mi avrebbe fatto da guida e interprete e finivo dunque per essere invitato, ponendo infine le mie condoglianze ad un giovane sposo che aveva perso la sua giovane moglie.
Scoprivo inoltre, che tutte quelle persone presenti non erano familiari o parenti di qualche grado, ma per la maggior parte non si conoscevano affatto.
Si perchè in Africa, quando vieni a sapere di un funerale, ti precipiti anche tu, proprio come ho fatto io ed è perfettamente normale.
Chiunque è il benvenuto, più si è meglio è, perchè la morte non va nascosta, ma esorcizzata con la comunità, con la musica, con la vita e celebrando la vita.
Portare le condoglianze allo sposo è stata un emozione intensa, una stretta di mano, un abbraccio infinito e fraterno, un istante a colmare quella distanza geografica e culturale fino ad annullarla.
Che senso ha in fondo il nostro definire ed emarginare, etichettare? Che senso ha stare appollaiati sotto l'ombra di una bandiera, nascosti da un sole la cui potenza illumina tutti indistintamente?
In quegli istanti mi sono sentito piccolo piccolo, mi sono sentito amato, accettato e fatto parte del loro mondo, del mondo di una cultura a me così distante e da persone teoricamente estranee ma in realtà così vicine, così famiglia.
Scoprivo poi che era la prima volta che un bianco si inoltrava così nelle loro quotidianità, e che partecipava ad una tale cerimonia. Scoprivo anche che per loro era stato un tale onore e che se lo sarebbero ricordati per un bel pò, come anch'io lo ricorderò e custodirò gelosamente.
Me ne vengono in mente alcune di forti.
In particolare ripenso a quando ho avuto la fortuna di partecipare ad un funerale in Tanzania.
Li ho scoperto cosa fosse la vera ospitalità Africana, cosa volesse dire sentirsi incluso, accettato e trattato come uno di loro.
Dovete sapere che in Afrca i funerali non hanno nulla a che fare con le cerimonie di lutto che noi tutti conosciamo.
Qui è davvero facile passare a pochi metri da una tale cerimonia e pensare sia una qualche sorta di festa.
Musica a palla, decine e centinaia di persone e sorrisi, dialoghi, partecipazione.
Un giorno, mentre mangiavo un anguria al lato della strada vedevo sfrecciarmi accanto decine di moto taxi e camion strapieni di gente, che dalla statale erano tutti diretti verso un villaggio inerpicato sulla collina.
La mia incurabile curiosità mi spingeva a seguirli scoprendo che si trattava di un funerale. Arrivato al villaggio conoscevo una ragazza che mi avrebbe fatto da guida e interprete e finivo dunque per essere invitato, ponendo infine le mie condoglianze ad un giovane sposo che aveva perso la sua giovane moglie.
Scoprivo inoltre, che tutte quelle persone presenti non erano familiari o parenti di qualche grado, ma per la maggior parte non si conoscevano affatto.
Si perchè in Africa, quando vieni a sapere di un funerale, ti precipiti anche tu, proprio come ho fatto io ed è perfettamente normale.
Chiunque è il benvenuto, più si è meglio è, perchè la morte non va nascosta, ma esorcizzata con la comunità, con la musica, con la vita e celebrando la vita.
Portare le condoglianze allo sposo è stata un emozione intensa, una stretta di mano, un abbraccio infinito e fraterno, un istante a colmare quella distanza geografica e culturale fino ad annullarla.
Che senso ha in fondo il nostro definire ed emarginare, etichettare? Che senso ha stare appollaiati sotto l'ombra di una bandiera, nascosti da un sole la cui potenza illumina tutti indistintamente?
In quegli istanti mi sono sentito piccolo piccolo, mi sono sentito amato, accettato e fatto parte del loro mondo, del mondo di una cultura a me così distante e da persone teoricamente estranee ma in realtà così vicine, così famiglia.
Scoprivo poi che era la prima volta che un bianco si inoltrava così nelle loro quotidianità, e che partecipava ad una tale cerimonia. Scoprivo anche che per loro era stato un tale onore e che se lo sarebbero ricordati per un bel pò, come anch'io lo ricorderò e custodirò gelosamente.
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