venerdì 13 aprile 2018

Apri la mente e cambia l'aria..

TUTTA QUESTIONE DI FIDUCIA

Immaginate di essere in bici, state pedalando. Si è fatto buio e ora l'unica luce che vi mostra la strada è la vostra torcia frontale. Siete nel cuore dell'Africa in Malawi, su una statale che costeggia l'omonimo lago e siete in ritardo a causa di una foratura e un ostinato vento contrario per tutto il tragitto. Al buio, in bici, in un paese Africano che conosci ancora poco. Che cosa fai? Beh, non so cosa fareste voi, e forse non so neppure cosa sarebbe meglio fare..so solo quello che ho fatto io: Fidarsi e affidarsi!! Alla vita, all'universo...avere fiducia nelle persone e nel bene. Un pò come nella Storia Infinita nella prova delle sinfgi: se passavi con un cuore timoroso, impuro, venivi fulminato all'istante. Se invece avevi un cuore puro, aperto, passavi indenne.

E' in situazioni come questa che si può davvero mettere alla prova la propria fede, la propria fiducia. E' facile farlo quando tutto già va come dovrebbe o cmq è abbastanza statico da non subire scossoni. Il vero banco di prova è quando ci si trova fuori dalla propria zona di comfort. Quando parlo di fede non intendo in nessun modo una fede religiosa.

Nessun dogma è stato coinvolto, esaltato o malrattato nella produzione di questo pensiero. 

Ciò che intendo è una fede laica, una fiducia che sa delegare. D'altrone, questa è una cosa che facciamo tutti continuamente. Non è forse fede quella che abbiamo nei confronti del nostro cuore di continuare a battere? E non è fiducia, o fede quella verso qualunque altra funzione del nostro corpo? Nessuno si preoccupa che lo stomaco digerisca, che il cuore batta e i polmoni ti permettano di respirare. Ci affidiamo alla vita che scorre in noi, deleghiamo questi compiti fondamentali con un atto di fede.

Ciò non significa tuttavia essere distratti e impreparati, dare per scontato che tutto debba sempre andare per il verso giusto. Avere un cuore puro significa non ricamare una storia, bella o brutta che sia, sopra le situazioni e le persone.

Procedo al buio per alcuni infiniti chilometri fino ad un gruppetto di case dove chiedo a delle persone dove sia la prima guest house, e mi rispondono a Uliwa a meno di 3 km. E così è stato, sono arrivato indenne al villaggio, e il pericolo più grande che ho corso, reso modesto dalla torcia frontale, erano le buche nella strada dissestata, tutto il resto erano solo proiezioni della mente.

UNA LUNGA GIORNATA RESA SPECIALE DAL SUPPORTO DELLA GENTE INCONTRATA

Oggi quindi è stata proprio una giornata intensa. Tuttavia a caratterizzarla, al contrario dei timori, sono state le relazioni umane e il supporto che ho ricevuto dalla gente locale. Dapprima uno stupendo incontro e una bella allegria e connessione con delle signore che vendevano dei frutti detti graviola.

Vedo una bambina sola sotto un albero al lato della strada che vende cinque frutti su un piattino argentato poggiato su uno sgabello. Mi avvicino e arrivano correndo due donne e altri bambini. Un interazione fatta quasi solo di sguardi e risate perchè loro non parlano ne Inglese ne Swahili e io non parlo il Chichewa, la lingua principale in Malawi. Tuttavia c'è una connessione profonda, rispetto e un mutuo aiuto.

Piccoli gesti, come tirarmi in qua al passare di un grosso camion, farmi notare che la zip di una borsetta sul canotto è aperta, offrirmi un quarto frutto che non avevo pagato. Come trovare una madre e dei fratelli che per brevissimi istanti si prendono cura di te. Stupendo fermarsi per comprare della frutta e ripartire commosso da tale connessione e bellezza..

Poi la foratura. Come spesso accade in Africa, da una statale prima vuota, venti persone tra cui molti bambini spuntano dai cespugli e vengono curiosi a vedere cosa combina lo strano bianco..tra questi un ragazzo in particolare che si prende la briga di aiutarmi...e sempre da quel "nulla", qualcun'altro sbuca con una bacinella piena d'acqua in cui immergere la camera d'aria per trovare il buchetto. Sono circondato da bambini e ragazzi, e tutti mi mandano in qualche modo il loro sostegno, fosse anche solo travestito da curiosità. Quella curiosità che a volte mi fa quasi incazzare, inopportuna e impudica, ma che molto spesso si trasforma in aiuto e sostegno quando ne ho più bisogno. Dura dire che sono qui da solo, come diavolo potrei mai dirlo?? Quando alcuni locali, o altri viaggiatori mi chiedono "ma come fai qui da solo??" Gli rispondo.."ma io non sono solo, ora per esempio sono con te" e non è davvero solo un gioco di parole o uno scherzetto..è la pura verità.
E' molto più deleterio essere "soli" con se stessi e i propri pensieri..chiusi a chiave nella scatola cranica, piuttosto che essere soli ma aperti all'esterno.

PRIMO IMPATTO IN MALAWI

Dunque al mio primo giorno in Malawi, arrivato a Karonga dopo 91km direttamente dalla Tanzania, già testavo l'accoglienza e il supporto della gente locale.
In un piccolo negozietto di alimentari e articoli per la casa compravo una scheda sim locale, ma avevo bisogno di aiuto per capire questo nuovo gestore come funziona per la connessione dati. La proprietaria mi indica un ragazzo, cliente anche lui, che mi può aiutare. Questo come fosse la cosa più normale del mondo si dedica a me al cento per cento seguendomi in tutte le fasi dell'attivazione della scheda. La procedura è in realtà molto facile, ma spesso le schede sono impostate nella lingua locale. Gli prometto una bibita per il disturbo e appena ho la connessione in funzione mi metto a cercare un posto dove dormire. Trovo alcuni nomi e il ragazzo, ora assieme ad un amico che si è aggiunto, si propone di portarmi a vederli e poi decidere. Ci avviamo, io con la mia bici e loro con una bici sola. Passiamo in rassegna due posti, che per prezzo e posizione troppo isolata non scelgo, fino ad approdare in un resort un pò costoso ma con ristorante e vicino al villaggio. Offro anche al secondo ragazzo una bibita per ringraziarlo del tempo e della pazienza (diciamo pure della scorta) ma ringrazia e rifiuta dicendo che gli amici del suo amico sono come fossero anche amici suoi e che quindi basta il gesto. Questa è lealtà, integrità morale, forza d'animo e apertura. Curioso trovare queste qualità in un comune ragazzetto del Malawi, quando spesso, certo non sempre, dalle mie parti è più facile trovare invece una certa barriera e diffidenza non sempre facile da penetrare.

Così dopo pochi giorni in Malawi, l'universo mi sta dando segni di fratellanza anche qua, di unione e muto sostegno.
Oggi è il quarto giorno pieno dal mio arrivo. Mi sto allontanando dal confine e sto penetrando nel tessuto sociale e nel territorio.

Mi sveglio e vado a far colazione in una capannetta a fianco alla guest house. Porridge di riso, tè e un dolcetto simile agli scones Inglesi, cioè una specie di pane dolce.

Conosco Po, un giovane di Karonga che vive e lavora per una compagnia elettrica tra Muzuzu e la zona in cui ho dormito. Diventiamo subito amici, ci facciamo qualche foto e ci scambiamo i numeri. E' felicissimo e onorato di conoscermi e lo sono pure io. Mi riaccompagna verso la guest house e intanto chiacchieramo. Li vicino ci sono i suoi colleghi che fanno colazione con delle patate fritte e mi presenta un suo collega e caro amico. E' quasi impossibile qui in Africa non farsi degli amici. La parola d'ordine è come sempre gentilezza e rispetto, il resto vien da se.

UN ANGOLO DI PARADISO..

Torno alla guest house faccio il bagagli e riparto.

Oggi non c'era vento, la strada era abbastanza piana, ma proprio non riuscivo a pedalare.

Il fatto è che c'era troppa bellezza, quasi da far male. Il lago a sinistra, quasi sempre visibile attraverso le zone più brulle e pianeggianti - La presenza dell'acqua è sempre magica e confortante. A destra le montagne, verdi, rocciose, stupende, con alcune cascate visibili in lontananza. Il classico cielo Africano, con le nuvole attaccate come adesivi su un azzurro intenso e con altre nuvole a "spennellata" sopra le montagne. L'aria tersa, che dona al paesaggio una visibilità cristallina in cui i colori diventano saturi e quasi palabili. In tutto questo anche i colori dei vestiti Africani e soprattutto, la gentilezza e dolcezza degli abitanti. Qui a differenza dalla Tanzania la gente non ti bada molto in principio, ma quando la saluti si scioglie in sorrisi e manifestazioni d'affetto che pare quasi essere amici da tempo. Risultato, pedalo al minimo, ciondolando lungo la strada semideserta d'auto, ma piena di bici e persone che camminano, salutando quasi tutti e con un sorriso ebete in faccia incredulo di cotanta bellezza. Qui in questa zona, il Malawi è un piccolo paradiso. Le casette deliziose, la vita semplicissima e la domanda che ti viene da farti è se davvero c'è bisogno di complicarsela con il famigerato "progresso". Le risposte certo non sono così facili, non conosco i problemi di questo paese e non sto semplificando, ma la sensazione è che qui ci sia davvero qualcosa che tutti noi nei nostri paesi così sviluppati non sappiamo trovare e forse capire.

Mi godo dunque il percorso sperando di non arrivare mai e scattando milioni di foto e video. Arrivo al resort che dei cari amici Italiani, esperti di Africa, mi hanno consigliato e vengo completamente trafitto dalla bellezza di questo angolo di paradiso. Un gigantesco albero secolare ai piedi della spiaggia, con più tronchi che si uniscono in un enorme ombrello di foglie, fa ombra alla struttura moderna ma sobria. A fianco all'albero alcuni lettini in legno e poco sotto, sulla sabbia a pochi metri dall'acqua, un ombrellone di pagla intrecciata inserito in un tavolo esagonale con le panche per sedersi. Già mi vedo, dopo un bel lungo bagno, a fare mio questo tavolo in cui mangiare e dedicare del tempo ai racconti di viaggio, ed è infatti esattamente ciò che sto facendo in questo istante.
Grazie Malawi per tutto questo e come sempre grazie Mamma Africa!!

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